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Laurence Downey, ex monaco e dirottatore: «Svelate il terzo segreto di Fatima!»

Matteo Picconi

«Un grande castigo cadrà sull'umanità nella seconda parte di questo secolo»

Il fenomeno dei dirottamenti aerei accompagna costantemente quasi tutta la storia dell’aviazione. A partire dal 1919, fino ai nostri giorni, si contano oltre centotrenta episodi di pirateria aerea. Nell’immaginario collettivo si tende spesso ad associare alla figura del dirottatore quella del terrorista, ma non è stato sempre così. Dissidenti politici in fuga dai regimi totalitari, ex detenuti, mariti delusi: sono numerosi gli episodi in cui il protagonista di un gesto così estremo agisce in solitaria, spinto da ragioni a volte davvero bizzarre.

Tra questi casi rientra certamente la vicenda dell’Aer Lingus 164, un Boeing 737 di linea irlandese con a bordo 108 passeggeri, dirottato il 2 maggio del 1981 da un cittadino australiano: Laurence James Downey. Un episodio curioso che ancora suscita interesse e non poca ilarità, tanto per le dinamiche in cui esso è avvenuto quanto soprattutto per il suo protagonista.

UN PERSONAGGIO ECCENTRICO, L’OSSESSIONE RELIGIOSA

Un ritaglio del Sidney Morning Herald riguardante la vicenda di Downey

Quando le autorità francesi e irlandesi vengono a conoscenza dell’identità del dirottatore del volo che da Dublino avrebbe dovuto raggiungere Londra, in molti tirano un sospiro di sollievo: non è un appartenente a un’organizzazione terroristica, bensì un ex frate di cinquantacinque anni.

Nato a Perth, ma residente in Irlanda, il personaggio appare ben presto bizzarro e sopra le righe: «Una vita straordinaria», come la definisce il quotidiano irlandese Indipendent in un articolo del maggio 2016, nella quale Downey è stato «marinaio mercantile, soldato di ventura, pugile professionista» e appunto anche monaco trappista nella Roma degli anni Cinquanta, salvo poi essere espulso per aver preso a pugni in faccia un superiore.

Discreto bevitore e assiduo frequentatore di pub, di bell’aspetto e molto amato dalle donne, secondo varie ricostruzioni Laurence Downey manifesta fin da giovanissimo una vocazione religiosa fuori dal comune. Secondo quanto riportato dall’Irish Eco nel 2011, «dall’età di otto anni crede di essere segnato nel destino. Durante il noviziato in Francia e i cinque anni da monaco a Roma è ossessionato da apparizioni e visioni».

Nel 1954, quando viene espulso dal monastero delle Tre Fontane, l’australiano ricomincia una nuova vita in patria. Si sposa e ha cinque figli, ma la sua non può certo dirsi un’esistenza tranquilla. Si mette in testa di raccogliere fondi per costituire (senza successo) un esercito rivoluzionario a Timor Est, isola indonesiana che fino al 1974 è stata sotto il controllo del regime portoghese di Salazar.

Tra gli anni Sessanta e Settanta torna saltuariamente in Europa e lavora come guida turistica a Fatima, centro portoghese dove, nel 1917, la Madonna sarebbe apparsa a dei piccoli pastorelli svelando tre profezie. È probabilmente in Portogallo che l’ex monaco matura quell’ossessione verso il cosiddetto «terzo segreto di Fatima» celato dal Vaticano per più di ottant’anni. Una vera fissazione, che cambierà per sempre la sua vita.

«Questa ossessione», si legge sul Sidney Morning Herald in un articolo del 5 maggio 1981, «è solo un aspetto del signor Downey, personaggio complesso che vive in un mondo fantastico che ruota attorno alla religione e, soprattutto, ai grandi affari».

Il richiamo del Sidney ai grandi affari ovviamente non è casuale: come riporta il Corriere della Sera in un articolo del 5 maggio 1981 «dal 1977 Downey è ricercato dalla polizia australiana in relazione a una frode da 80.000 dollari». Nel 1978 l’ex monaco fugge dall’Australia e si stabilisce a Shannon, in Irlanda del Sud, e per due anni insegna in una scuola di lingue. Ma anche nella terra dei suoi avi non riesce a darsi pace. Nel maggio 1981, secondo quanto riportato dal quotidiano statunitense The Blade, la polizia irlandese lo cerca «per una presunta aggressione ai danni del marito di una donna che aveva lavorato presso la stessa scuola di lingue».

Siamo ormai all’inizio degli anni Ottanta quando lo stravagante cinquantacinquenne australiano progetta il suo folle piano. Per costringere la Chiesa a svelare il terzo segreto di Fatima, una profezia forse apocalittica, Downey si convince che c’è bisogno di un gesto eclatante.

«GIURATO A DUBLINO, NATALE 1980»

L’arresto di Downey presso l’aeroporto di Le Touquet

«Ladies and gentlemen: vorremmo atterrare a Londra, ma c’è un signore nella cabina di comando che vuole che andiamo a Le Touquet». Quando all’interfono dell’Aer Lingus viene annunciato a tutti i passeggeri che il velivolo è stato appena dirottato, in molti capiscono che quell’uomo innocuo, capelli grigi radi e vestiti casual, ha intenzioni serie. Mentre il Boeing di linea irlandese si accinge ad atterrare all’aeroporto di Heathrow, Downey si reca nella toilette, si bagna le mani e gli abiti con acqua e benzina, e con un accendino e due fiale contenenti un liquido di colore bluastro (che gli investigatori scopriranno essere un mix di sali e vodka) si presenta nella cabina di comando minacciando di farsi esplodere.

Mentre all’interno dell’aereo si scatena il panico, l’ex monaco chiede all’equipaggio di cambiare rotta. La richiesta iniziale è Teheran: Downey sostiene di aver portato con sé una bozza di costituzione da proporre alle autorità iraniane. Il capitano Edward Foyle e l’equipaggio, dopo aver compreso (forse con sollievo) di non trovarsi di fronte a un terrorista, riescono a convincere lo strambo dirottatore a fare tappa in Francia per il rifornimento data l’assenza di carburante sufficiente a raggiungere il Medio Oriente. Si opta quindi per l’aeroporto di Le Touquet, in Normandia.

Mentre l’aereo prolunga il suo volo oltre lo stretto della Manica, le autorità irlandesi e francesi si preparano al peggio. Inizialmente, infatti, c’è molta confusione circa l’identità e le intenzioni del dirottatore: la richiesta di volare a Teheran fa pensare a un terrorista di origini iraniane. D’altronde non sono anni proprio tranquilli e i dirottamenti aerei sono un fenomeno piuttosto frequente se si pensa alle realtà terroristiche dell’epoca, come le frange più estreme del FPLP e, soprattutto, l’Armata Rossa Giapponese.

Quando l’Aer Lingus atterra sul suolo francese si apprende il vero motivo di quel dirottamento: sempre con fiale e accendino alla mano, l’ex monaco chiede all’equipaggio di essere messo in contatto con una testata irlandese, l’Irish Independent, per rendere pubblico un documento di circa nove pagine che lo stesso capitano Foyle getta sull’asfalto della pista di Le Touquet. Con tale documento firmato e «giurato a Dublino, Natale 1980» da Downey  l’uomo intende costringere il Papa, Giovanni Paolo II, a rivelare il terzo segreto di Fatima.

«Downey trasportava una valigetta contenente un testo che crede possa essere il terzo segreto di Fatima. Predice catastrofi e dannazioni ispirate dal diavolo», si legge nel già citato pezzo dell’Irish Eco del 2011: «Il suo testo», continua l’articolo, «dice che un “grande castigo” cadrà sull’umanità nella seconda parte di questo secolo, un evento simile non si è mai visto dopo il diluvio universale. Rivela che Satana si è infiltrato ai vertici della Chiesa. Il grande e il potente periranno con il piccolo e il debole. La Chiesa cattolica si dividerà e i corrotti di Roma cadranno. Milioni e milioni periranno di ora in ora e coloro che sono ancora in vita invidieranno coloro che sono morti».

Il direttore dell’Independent, Vincent Doyle, si rende disponibile a pubblicare parte del documento, che viene inviato presso la redazione tramite telex. Anni dopo, sulla medesima testata, il direttore racconterà un particolare di quello scritto: «Downey ha parlato di una visione in cui si trovava insieme a Padre Pio e Papa Giovanni XXIII, specificando: “dal momento che sono l’unico sopravvissuto, ho l’obbligo di farlo svelare, perché ora è il momento giusto” (…)».

«È IL NOSTRO DANNATO AEREO!»

Il ministro irlandese Albert Reynolds e il capitano Edward Foyle

Grande protagonista delle trattative con il dirottatore è il Ministro dei Trasporti irlandese Albert Reynolds, che nel decennio successivo diviene capo del governo. Alcune delle sue dichiarazioni contribuiscono a spettacolarizzare una vicenda dai contorni già grotteschi.

Così riporta il giornalista Sam Smyth in un documentario della RTÈ uscito nel 2010: «Il ministro, che era ovviamente preoccupato per l’equipaggio e i passeggeri, nutriva anche una seria preoccupazione per l’aereo. Reynolds di tanto in tanto si rivolgeva a me e diceva: “Quello è il nostro dannato aereo, dobbiamo riavere quell’aereo. Quello è l’aereo della Aer Lingus!” (…)».

Sulla pista dell’aeroporto francese le trattative durano otto lunghe ore e ad affiancare Reynolds c’è il Ministro degli Interni francese Christian Bonnet. Anche la stampa locale inizia a seguire la vicenda e la prima smentita di un temuto attacco terroristico arriva con le dichiarazioni del direttore dell’aeroporto, Christian Lejeune, il quale dichiara che il dirottatore altro non è che un soggetto «apparentemente pazzo». Verso sera, dopo aver ottenuto la liberazione di undici ostaggi (cinque donne e sei bambini), le forze speciali antiterrorismo francesi riescono a irrompere nel Boeing. L’ex monaco non oppone resistenza, nessuno resta ferito durante il blitz. Secondo quanto riportato recentemente dal quotidiano Irish News, Downey viene sorpreso mentre «è seduto a chiacchierare con l’equipaggio, con la porta dell’aereo aperta».

Mentre il cinquantacinquenne australiano viene tratto in arresto, i riflettori sono tutti puntati sul ministro Reynolds, il primo a fornire alla stampa una versione ufficiale su tutta la vicenda. Le TV irlandesi ancora ricordano il suo volto divertito di fronte alla domanda di un giornalista in merito a quale fosse il terzo segreto di Fatima: «Beh, non lo so! Nessuno sa. Questo è il punto!». C’è sollievo da parte del futuro taoiseach, d’altronde non sono tempi facili in Irlanda: appena due giorni dopo muore in carcere l’attivista e neodeputato Bobby Sands, dopo oltre sessanta giorni di sciopero della fame, e la sua fine scatena un’ondata di violenze che dura per diverse settimane.

Nel 1983 si conclude il processo e Downey viene condannato a cinque anni di reclusione per pirateria aerea. In prigione trascorre appena sedici mesi per poi essere estradato in Australia nel 1984. C’è un evento molto importante che accompagna la sua incredibile vicenda: esattamente undici giorni dopo il dirottamento dell’Aer Lingus, in piazza San Pietro il turco Mehmet Alì Agca, esponente della formazione terroristica denominata «Lupi Grigi», attenta alla vita di Giovanni Paolo II. Per molti fedeli i fatti di Roma sono da ricondurre alla terza profezia del 1917 secondo cui un vescovo vestito di bianco sarebbe stato ucciso; la tragedia, poi, sarebbe stata sventata, stando alle parole di Wojtyla stesso, solo grazie all’intervento divino. Tuttavia, il Vaticano non rivelerà il segreto per altri diciannove anni, alimentando per molti il sospetto che, al contrario, la profezia non si sia ancora avverata.

Dopo il definitivo ritorno a Perth, di Laurence Downey non si sente più parlare. Secondo i principali organi di stampa irlandesi l’ex monaco è deceduto nel 2002, appena due anni dopo che il cardinale, e futuro Pontefice, Joseph Ratzinger ha reso pubblico il tanto atteso terzo segreto di Fatima. Ma in Irlanda la storia del suo dirottamento è tornata in auge proprio negli ultimi anni grazie alla rappresentazione teatrale «The Holy Show», scritta e ideata dalla regista Janet Moran, che ha debuttato nelle sale qualche mese prima l’avvento dell’attuale pandemia.

Così l’autrice ha spiegato la sua intuizione al quotidiano Galway nel gennaio dello scorso anno: «Conobbi questa storia grazie a un documentario che vidi dieci anni fa e ne rimasi molto colpita. Era l’antitesi di quello che ti aspetti da un dirottamento. I passeggeri sembravano ridere, c’erano filmati di loro mentre cenavano. Era surreale e comico… Mi è rimasta impressa l’idea dell’Irlanda di allora e dell’Irlanda di oggi, soprattutto in relazione alla religione, e quanto è cambiata in questi ultimi quarant’anni».