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Quando si diventava amici con il baracchino

Redazione Spazio70

Articolo di Gianfranco Quaglia per il quotidiano La Stampa (14 settembre 1973)

Un passatempo molto diffuso nella provincia di Novara. In città sono trecento e hanno formato un’associazione, la Fan – Raccolgono appelli con le ricetrasmittenti salvando spesso vite umane – Una legge limita il loro raggio d’azione – I matrimoni nati per telefono (Nostro servizio particolare).

Con un «baracchino» si possono salvare vite umane, fare la felicità di molti. Ci si può persino innamorare e sposare. A Novara decine di matrimoni sono stati combinati grazie al «potere del baracchino». Siamo nella casa di «Z-X», un giovanotto sui trent’anni, capelli neri, barba folta. «ZX» non è la sigla di un misterioso personaggio fumettistico che promette felicità e poteri sovrannaturali con un semplice «baracchino». E’ semplicemente Gianni Bonenti, vicepresidente dalla Fan (Frequenza amica novarese) il gruppo di radioamatori che opera in tutta la provincia di Novara ed è a contatto con il resto del mondo.

«NON SIAMO SPIE IN ASCOLTO»

«Baracchino», per la cronaca non è altro che l’apparecchio ricetrasmittente, in poche parole un radiotelefono, al quale gli appassionati hanno conferito questa denominazione un po’ ironica. Siamo nel mondo delle frequenze, delle onde, dei canali, dei messaggi cifrati: per un profano tutto ciò è tabù. Eppure i radioamatori, gente che vive nell’ombra, fanno parte detta realtà quotidiana. Non passa giorno che uno di loro intervenga per salvare una vita. In Italia sono circa, 2 milioni, a Novara, raggruppati sotto la «Frequenza amica, novarese», presieduta da Sergio Invernizzi, sono circa trecento. Sezioni si stanno aprendo nel Verbano e nell’Ossola, tutti sono denominati «CB», ed operano sulla frequenza dei 27 mhz. Colpiti da una legge che limita il loro raggio d’azione, i radioamatori si muovono tra mille difficoltà.

«Molta gente — spiega Gianni Bonenti — non ha compreso i nostri scopi. Alcuni pensano addirittura che noi siamo spie in ascolto che agiscono per conto di qualche organizzazione segreta o paese straniero. Questi pregiudizi sono molto ridicoli ma ci danneggiano. A volte, abbiamo delle noie persino con i vicini di casa. Accade che le nostre trasmissioni, per effetto di un accordo d’onda, possano infastidire la ricezione televisiva. Arrivano proteste ma la colpa non è nostra. Quasi sempre sono le antenne della TV, che, mal collocate, favoriscono questi inconvenienti. Per questo il nostro gruppo ha deciso di mettere a disposizione della cittadinanza una sezione tecnica con personale pronto ad intervenire in qualsiasi momento per eliminare i danni. Tutto ciò gratuitamente». «Frequenza amica novarese», lo dice il termine, significa fratellanza e solidarietà. «Z-X» cita qualche esempio: «La scorsa settimana uno dei nostri soci ha ricevuto un appello. Occorreva tempestivamente plasma sanguigno per salvare ima bambina di Roma. Nel giro di un’ora, il plasma era a disposizione, pronto a partire. Di pochi giorni fa è il caso di un bambino di Chieti salvato con una catena della solidarietà affidata ai radioamatori novaresi. «CB» sono in diretto contatto con i donatori di sangue, con molti medici. Tutto il giorno, a turno, uno dei soci novaresi sta all’apparecchio ricetrasmittente raccogliendo messaggi e richieste.

LA RICERCA DELL’ANIMA GEMELLA ATTRAVERSO L’ETERE

«Almeno una volta al giorno — dice il vicepresidente — collaboriamo per salvare qualcuno, tutti siamo collegati direttamente con la Croce Rossa di Verbania ed Abbiategrasso e stiamo lottando per avere un canale diretto anche con la Croce Rossa di Novara ed il 113». Un’amicizia, un legame affettuoso possono nascere sulle onde del «baracchino». Non è un caso il fatto che il 40 per cento dei radioamatori novaresi sono donne e per di più consorti dei «CB». Si sono conosciuti manovrando il «baracchino», ricorrendo al «codice q», parlando in sigle. Idilli sbocciati sulla frequenza dei 27 mhz, maturati sulle onde.

Malgrado la tecnica, il romanticismo rimane intatto. «Un tempo — dice Bonenti — il messaggio d’amore era affidato alla bottiglia galleggiante. Ora la ricerca dell’anima gemella avviene attraverso l’etere». L’amicizia è la caratteristica alla base dell’associazione. La solidarietà è l’espressione più autentica dell’iniziativa. Sufficienti una parola, una segnalazione, un appello per intervenire.

«Da quando mi sono dedicato a questo passatempo — dice Gianni Bonenti — ho potuto toccare con mano la solitudine. C’è molta gente sola al mondo, tante persone che potrebbero essere aiutate semplicemente scambiando un saluto. Gli appelli più drammatici, in questo senso, giungono nel cuore della notte. Molte volte si tratta di malati, anziani, uomini che hanno toccato il fondo della vita, abbandonati a se stessi. Nella nostra organizzazione annoveriamo anche diversi sacerdoti che hanno aderito di buon grado spinti dalla necessità di confortare coloro che vivono nell’ombra». Diventare «CB» costa all’incirca 150 mila lire (il prezzo per attrezzarsi del «baracchino») più 15 mila lire di tassa d’iscrizione. L’associazione sta pubblicizzando al massimo l’attività, in quanto è in corso la raccolta di 500.000 firme, necessarie per richiedere un referendum per abrogare una disposizione che limita il campo d’azione delle ricetrasmittenti nel raggio di un chilometro.