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Chi era il «querremmatore», il troll degli anni ’70, ’80 e ’90

Redazione Spazio70

L'insidiosa figura che turbava le chiacchierate radiofoniche negli anni del «baracchino»

Gaspare Canestrari, in arte «Le grand Gaspar» è probabilmente il più celebre querremmatore italiano. Nel secondo episodio del film Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, diretto da Sergio Martino (1983), Johnny Dorelli veste i panni di un illusionista di infimo livello il cui passatempo preferito è far innervosire il cognato Alberigo, interpretato da un Mario Brega inspiegabilmente doppiato. Le molestie ai danni del nerboruto parente avvengono via etere, in forma anonima, mediante l’ausilio di un apparecchio ricetrasmittente collegato ad un’autovettura. Alberigo, infatti, è un operatore CB, ossia un appassionato di socialità a onde radio.

«Volpe solitaria chiama Bove 1, passo».
«Qui Bove 1. Chi sei? passo».
«Qui Volpe solitaria, cosa tu fare? passo».
«T’ascolto, perché? passo».
«Allora prego, ascoltare questo: PRRR!».

Stufo delle continue provocazioni, l’energumeno interpretato da Brega comincia a dare di matto e affacciatosi alla finestra inveisce ad alta voce contro il vicinato, minacciando violente ritorsioni: «A coatti, lo so che è qualche lazialaccio zozzo che se nasconne da ste parti (…) se v’acchiappo ve trincio!». Nel frattempo, l’autore dello scherzo cammina tranquillo verso casa ascoltando con soddisfazione le grida del cognato, forte della protezione garantitagli dall’anonimato.

Questo siparietto comico rappresenta una realtà piuttosto diffusa in Italia tra gli anni ’70 e gli anni ’90. Le comunità virtuali, come ben sappiamo, non nascono con internet. Alcuni decenni prima della comparsa del web esiste già una realtà parallela fatta di voci e segnali radio. Comitive immateriali, amici invisibili,  autentici rapporti umani che si consumano tra onde elettromagnetiche e campi di radiazione: una dimensione impalpabile ed eterea ma intimamente radicata nella vita di migliaia di italiani. Questo fascinoso mondo, tuttavia, non gode di quelle comode garanzie che, diversi anni dopo, offrirà il web. Le frequenze radio costituiscono una vera e propria giungla, un luogo seducente e insidioso in cui vige la legge del più forte.

LA GIUNGLA DELL’ETERE

L’attività dei radioperatori CB nel nostro Paese è segnata da una data cruciale: il 29 marzo 1973. Da quel fatidico giorno, dopo anni di utilizzo clandestino, si avvia anche in Italia un processo di regolarizzazione per le trasmissioni radio sui 27 MHz. La sigla CB sta infatti per Citizens Band, la banda cittadina, uno spazio che, a differenza delle frequenze radioamatoriali (riservate a un’utenza specializzata che ha superato l’esame ministeriale) è destinato perlopiù al semplice svago e alle chiacchiere di tutti i giorni, come in una chat ante litteram. L’apparecchio radio volgarmente chiamato baracchino può essere considerato il social network degli anni ’70, ’80 e ’90. Con la diffusione di telefonia mobile e utenze internet gli apparati CB cadranno  in progressivo disuso, lasciando le frequenze semideserte a sparuti gruppetti di irriducibili.

Negli anni d’oro i canali della banda cittadina sono invece saturi e affollati, soprattutto nelle ore serali. I partecipanti alle conversazioni sono tantissimi e in radio discutono con un linguaggio un po’ diverso da quello ordinario, ricco di vocaboli gergali e con la costante presenza di un codice fondamentale, detto codice Q. Tutte le attività che avvengono in radio sono regolate da questo copioso elenco di segnali. Due o più persone che parlano a turno in un’unica conversazione stanno facendo un QSO. Un utente che termina la trasmissione sta andando in QRT, chi si limita all’ascolto si trova in SWL. È praticamente impossibile ascoltare un QSO senza sentire un costante ricorso alle varie sigle o alle molteplici parole in codice tipiche dei 27 MHz. Alcuni esempi:

«73 + 51» (Ti mando saluti e cordialità).
«Roger!» (Ricevuto).
«Break» o «Brecco» (Richiesta di entrare nella conversazione).
«Mi daresti un QRK e coordinate?» (Richiesta di valutazione del segnale e luogo di ricezione).
«Facciamo una verticale?» (Vogliamo incontrarci di persona?).
«Vado in carica batteria» (Vado a mangiare).
«Sono in barra mobile» (Sto trasmettendo dalla macchina).
«Sono in barra pesante» (Sto trasmettendo dal camion).

Con la sigla QRM vengono invece identificati i rumori, le spurie, il frastuono delle scariche elettriche, delle interferenze e dei rumori di fondo, in estrema sintesi: i disturbi. «C’è molto QRM stasera» è una frase ricorrente nelle ore di grande affollamento radio. Da queste tre lettere nasce il nome riservato ai disturbatori. Il querremmatore (da QRM, appunto) è il troll degli anni ’70, ’80 e ’90. «Oddio è arrivato il solito querremmatore, cambiamo canale!» (anche questa è un classico). Ma chi sono queste persone che fanno del disturbo la propria attività preferita?

Tracciare un profilo ben definito del querremmatore è un’impresa impossibile poiché in tale denominazione rientra una vastità eterogenea di individui, persone di ogni età, sesso ed estrazione sociale, talvolta anche stimati ed insospettabili professionisti. In alcuni casi il querremmatore vive proprio una doppia esistenza, come se fosse un dottor Jekyll e mister Hyde delle frequenze: di giorno educato e simpatico animatore di QSO, di notte insidioso e molesto disturbatore (o viceversa).

Ma le molestie, in radio, sono difficili da fronteggiare. Non esistono messaggi privati, tutti possono ascoltare e intervenire, su ogni canale. Non esiste alcuna forma di ban né di moderazione e se il segnale di un utente è particolarmente elevato risulta impossibile ignorarlo. La diplomazia, il rispetto verso il prossimo e le basilari regole di condivisione degli spazi costituiscono gli unici elementi in grado di risolvere pacificamente i dissidi e le incomprensioni. In mancanza di tali requisiti è necessario «armarsi» il più possibile e sfidare i querremmatori sul piano tecnico. Già, perché la radio non è internet. La comunicazione non te la regala nessuno, devi guadagnartela con impegno, dedizione e sudore, mettendo su una stazione solida e potente, in grado di fronteggiare il più possibile le innumerevoli minacce dei malintenzionati, tuttavia, i problemi potrebbero persistere. Con una trasmissione particolarmente potente puoi sovrastare il querremmatore in uscita ma non in entrata. Se stai dialogando con una persona lontana, il cui segnale giunge basso, l’intervento di un disturbatore con un segnale più alto ti impedirà l’ascolto a prescindere dalla potenza della tua stazione radio. A quel punto l’unica soluzione è il QSY, il cambio di frequenza, ma i devoti del QRM, si sa, sono testardi e proveranno a seguirvi ovunque.

LE ATTIVITÀ DEL QUERREMMATORE

In ogni regione, in ogni provincia, in ogni città d’Italia (nessuna esclusa) i querremmatori sono costantemente in agguato, a tutte le ore del giorno e della notte. Il più delle volte dietro a questa scelta non si celano rancori personali, si tratta di un passatempo come un altro: divertirsi nel dare fastidio, nel provocare, nel suscitare reazioni di rabbia e indignazione. Più la vittima si infervora, più il querremmatore se la ride e anche se il divertimento, di base, è sempre lo stesso, questi hobbisti del fastidio fanno ricorso a diverse modalità di «attacco». Abbiamo provato a classificare quelle più diffuse:

PORTANTE
Il modo di querremmare più banale, scontato e fastidioso poiché totalmente privo di creatività. Questa rudimentale attività di disturbo si limita alla creazione di un muro tra due o più interlocutori. Il querremmatore si accontenta di schiacciare il tasto del microfono interrompendo le altre comunicazioni con il proprio segnale, senza trasmettere alcun tipo di contenuto audio, esprimendo esclusivamente la potenza dei propri watt ed impedendo agli altri di parlare. In gergo si dice: mettere la portante.

PORTANTE MUSICALE
Qui siamo un gradino più in alto rispetto alla portante semplice poiché in questo caso, se non altro, il disturbatore si improvvisa disk jockey offrendo (o meglio, imponendo) l’ascolto di uno o più brani musicali. Nella peggiore delle ipotesi si ascolta un po’ di musica.

«TECNO-MOLESTIE» VOCALI
Il ricorso a determinati optional tecnologici offerti dalle riviste di elettronica è una pratica molto diffusa tra i querremmatori. Microfoni preamplificati, effetti eco invasivi, Roger Beep e ripetizioni vocali automatiche costituiscono un armamentario da battaglia particolarmente in voga, specialmente tra i camionisti. Spesso il frastuono generato dagli effetti vocali (che provocano «sblateri» anche sui canali adiacenti) è accompagnato da dosi massicce di turpiloquio e blasfemia.

TURPILOQUIO GRATUITO
La pratica più comune tra i querremmatori. Molto spesso (ma non sempre) quando irrompono nel bel mezzo di un QSO dispensando epiteti volgari e poco lusinghieri, i disturbatori camuffano la propria voce. In alcuni casi si limitano a ruttare o a simulare peti al microfono.

A partire dagli anni ’80 si diffonde anche la goliardica abitudine di infiltrarsi in quiete e garbate conversazioni trasmettendo l’audio di videocassette pornografiche. Del resto, determinati querremmatori dispongono anche di strumenti grotteschi come il Sexy mike, un microfono che ha come Roger Beep (ossia come segnale acustico al rilascio del tasto di trasmissione) il gemito derivante da un orgasmo femminile.

Giunti a questo punto si pone spontanea domanda: come si possono risolvere i conflitti con un querremmatore? Incolliamo la risposta da un nostro vecchio articolo:

Se un segnale è molto potente vuol dire che la stazione che lo emette non è poi così lontana. Tra i fruitori della radio nemmeno l’anonimato gode delle stesse garanzie della rete. Con dedizione e caparbietà, gli utenti più esperti, duri e ostinati possono ambire a risolverle faccia a faccia le diatribe con i querremmatori. È sufficiente disporre di una «barra mobile» (apparecchio radio in auto) e della giusta dose di pazienza nella ricerca del segnale, con occhio sempre vigile e attento tra le antenne delle abitazioni. Spesso il risultato è sorprendente. Dietro voci minacciose e imponenti si celano timidi ragazzini impauriti. Dietro goliardiche esternazioni infantili si scoprono stimati professionisti e padri di famiglia. Proprio come nelle chat del nuovo millennio ma con maggiori possibilità di annullare le distanze. Quasi sempre questi incontri si risolvono con una stretta di mano e un caffè al bar. Qualche volta ci scappa pure la minaccia e nei casi più turbolenti si può finire con la scazzottata.