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L’incredibile vicenda di Agostino ‘o pazzo, «il Masaniello degli anni ’70»

Redazione Spazio70

Le folli scorribande di un centauro acrobatico nel cuore di Napoli

Napoli, 23 agosto 1970. Ore 22.30. Migliaia di giovani scalmanati invadono i marciapiedi lungo via Roma, occupando le sponde della carreggiata fino a piazza Trieste e Trento. Il passaparola ha sortito l’effetto sperato, quei ragazzi radunati in strada (oltre tremila secondo la Questura) si trovano lì per assistere alle evoluzioni acrobatiche di Agostino ‘o pazzo, lo spericolato centauro napoletano che da alcune notti ha lanciato una clamorosa sfida alle forze dell’ordine, provocando esplicitamente gli agenti e riuscendo sempre ad avere la meglio negli inseguimenti. Al momento non si sa ancora molto di lui, i giornali lo definiscono «un capellone non identificato, tra i 17 e i 22 anni». Ciò che è certo è che le sue esibizioni da stuntman stanno mandando in delirio la gioventù più esagitata del capoluogo campano. In sella ad una Gilera 125 (modificata) il giovane motociclista, che nei giorni scorsi ha iniziato ad attirare l’attenzione dei passanti dopo aver percorso oltre 100 metri su una ruota sola, aggira continuamente i posti di blocco di polizia e carabinieri, spesso sbeffeggiando i tutori dell’ordine e riuscendo, in alcune occasioni, anche ad umiliarli, scippando il berretto o la paletta ai militi meno scaltri. Ma qual è il motivo di questi oltraggi alla forza pubblica? Stando alle prime indiscrezioni, quella di Agostino sarebbe una forma di protesta contro la recente politica di «pugno di ferro» messa in atto dalle autorità nei confronti dei veicoli a due ruote. Per arginare la piaga degli scippi, e per fronteggiare il problema dei rumori molesti nel centro storico, in un solo mese la polizia ha sequestrato alcune centinaia di motocicli «truccati».

«COME UN CAVALLO SFRENATO»

Il giorno seguente il quotidiano Il Mattino riporterà:

«Si racconta che più volte inseguito sia riuscito sempre a dileguarsi a bordo di una motocicletta di grossa cilindrata che guida con rara spericolatezza. Le sue esibizioni sono annunciate da cortei strombazzanti di auto veloci e sportive che gli aprono la strada. A quanto si racconta, pare che “Agostino o pazzo”, sgusciando abilmente tra le vetture inseguitrici dei carabinieri abbia provocato vari incidenti in cui sarebbero rimaste coinvolte vetture di militi. Si dice ancora, ma il particolare non ha avuto conferma, che prima di ogni esibizione “Agostino” ne abbia dato avviso a carabinieri e polizia fissando il luogo e l’ora delle sue pazze “tirate” e che abbia deriso e insultato i militari mentre, come al solito, si apriva il varco nel traffico intenso con le sue acrobazie. Pare che il giovane motociclista guidi la sua moto come un cavallo sfrenato, facendo pazzi caroselli sulla sola ruota posteriore».

Anche per questa notte Agostino ha annunciato una sua “corsa” lungo via Roma. La fiumana di giovani spettatori, nell’attesa, appare particolarmente eccitata. I ragazzi inneggiano a gran voce al loro idolo, molestando le vetture di passaggio, fischiando e lanciando volgari epiteti all’indirizzo delle forze dell’ordine, accorse questa volta in gran numero e con un corposo schieramento di agenti in tenuta antisommossa. La situazione degenera intorno alla mezzanotte.

Sempre dal quotidiano Il Mattino del 24 agosto 1970:

«Dalla mezzanotte in poi la situazione è incominciata a diventare insostenibile. Il traffico, che era stato rallentato dalla gente raccolta nella strada, si è completamente bloccato. Si sono verificate scene di caos. Molti automobilisti che rientravano a casa sono stati costretti a lasciare le loro auto nei vicoli adiacenti via Roma. Quelli invece che si avventuravano nel “budello” lasciato libero in Piazza Trieste e Trento, una vera “forca caudina” si sono dovuti sorbire i frizzi, gli sberleffi e gli insulti da parte di gruppi di sfrenati giovinastri che li premevano da ogni parte. Gragnuole di pugni sono state scaricate sulle capote di centinaia di vetture in transito. Ad ogni rombo di motocicletta si assisteva a paurosi ondeggiamenti di folla. Al grido di “Dai Agostino! forza Agostino!», i motociclisti in transito venivano accolti da scroscianti battute di mani. A più riprese si sono verificati tafferugli.

Il traffico, bloccato da piazza Trieste e Trento fino a piazza Dante, è stato deviato per via Santa Brigida. Agli incroci si sono create situazioni inestricabili: ingorghi paurosi. Il centro è rimasto praticamente paralizzato. Qualche minuto prima dell’una gli urli di sirena hanno preannunciato l’arrivo della polizia. Informato della situazione, il funzionario di notturna in questura dottor D’Ardia aveva inviato sul posto un largo schieramento di forze: più di dieci pantere ed una cinquantini di uomini del reparto mobile. All’arrivo degli agenti la folla ha incominciato a disporsi disordinatamente verso Piazza Plebiscito e sui vicoli dei quartieri. Bloccata la piazza con disposizione a raggiera, la polizia con il commissario capo dottor D’Ardia e i commissari Giordano e Bevilacqua della “Volante” hanno iniziato con ripetute cariche a disperdere la folla.

Gruppi di giovinastri, organizzatisi a “manipoli” hanno però reagito e gli agenti del reparto mobile hanno dovuto intervenire a più riprese con continue cariche. Quattro persone, rimaste ferite, hanno fatto ricorso alle cure dei sanitari dell’ospedale Pellegrini (…) I quattro, che hanno affermato di essere stati feriti dagli agenti durante una delle cariche, sono stati dichiarati guaribili nel giro di dieci giorni. La polizia, che è stata impegnata in numerosi interventi (almeno una decina) fino dopo le due dopo aver bloccato piazza Trieste e Trento, ha disperso gli ultimi resistenti gruppi di giovinastri per i vicoli del quartiere.

Mentre alcuni pattuglioni risalivano contro senso (il traffico era stato in parte bloccato e in parte deviato) via Roma con alla testa una pantera a bordo della quale vi era un funzionario, vi è stato un lancio di sassi e bottiglie da parte di uno sparuto gruppo di teppisti. Una grossa bottiglia, piovuta dall’alto, ha sfiorato una pantera della “Volante”. La situazione si è avviata alla normalità solo verso le tre. Da un primo consuntivo, pare che non meno di trenta auto in transito prima dell’arrivo della polizia siano state danneggiate dalla folla sfrenata. Durante gli scontri sono stati effettuati dei fermi».

«VIOLENTI SCONTRI NEL CENTRO CITTADINO»

Agostino sembra davvero inarrestabile e la folla di teppisti scalmanati che lo incita ogni notte sta destando molta preoccupazione nelle autorità. Siamo nella «caldissima» estate del 1970, a Reggio Calabria sono ancora accesi i tizzoni ardenti della più imponente rivolta popolare dell’Italia repubblicana e si teme che questo «Masaniello degli anni ’70», come lo hanno ribattezzato alcuni giornalisti, possa trascinare le masse fino ad emulare il belligerante scenario calabrese. Le provocazioni del «motociclista pazzo» si ripetono regolarmente e nonostante l’imponente schieramento di forze dell’ordine, quella Gilera 125, in un modo o nell’altro, riesce sempre a sgaiattolare via.

«Noi in quegli anni abitavamo a via Chiaia — ci racconta la signora Anna, 77 anni, napoletana — e ricordo che tutta la città parlava di questo Agostino, anche il fruttivendolo, il panettiere, il lattaio. Non era necessario leggere i giornali per avere notizie su di lui, era sulla bocca di tutti, in continuazione. Una volta, a tarda sera, passeggiando con mia madre, vidi una folla immensa radunata per strada e dissi: “Mamma fermiamoci a guardare che succede”. Tra la gente si vociferava che da lì a poco sarebbe passato Agostino ma era pieno di poliziotti, non ce l’avrebbe mai potuta fare ad oltrepassare il posto di blocco. Tutti guardavano la strada ma lui invece sbucò improvvisamente da una scalinata, cioè correndo sulle scale in sella alla motocicletta, poi girò e andò via lasciando di stucco quei poliziotti a pochi metri da lui. Ancora oggi a Napoli, quando una persona corre in maniera spericolata, si usa dire: “Me pare Austino ‘o pazzo”».

Le performance di questo pittoresco pirata della strada si ripetono ogni notte ma la folla festosa dei suoi ammiratori scalmanati diventa sempre più minacciosa e violenta.

Dal quotidiano Il Mattino del 25 agosto 1970:

«Anche stanotte i sostenitori di “Agostino ‘o pazzo” hanno bloccato via Roma e piazza Trieste e Trento. Quanto ieri notte è accaduto è ben noto. Sin dalla prima sera, gruppi di giovinastri accorsi da ogni parte della città si erano radunati in piazza Trieste e Trento nella speranza di assistere a qualche folle esibizione del fantomatico “Agostino o pazzo”, il giovane capellone non ancora identificato che da alcune settimane tiene in scacco le forze dell’ordine, dopo aver lanciato loro una a dir poco assurda sfida. Da un centinaio di persone la folla era andata però a mano a mano aumentando paurosamente e dopo la mezzanotte non meno di 4 mila persone affollava il tratto terminale di via Roma e piazza Trieste e Trento. Incontrollata, data la presenza sul posto di animati teppisti, una folla di scalmanati boccava quindi il traffico, lasciando per il transito delle auto solo un piccolo budello: una vera e propria “forca caudina” nell’attraversare la quale gli automobilisti erano costretti a sorbirsi gli sberleffi, i frizzi e gli sputi degli scalmanati che accoglievano il passaggio delle vetture con violente scariche di pugni. A questo punto, era verso l’una, mentre la folla di giovinastri rincarava le dosi degli atti di teppismo mettendo in serio pericolo l’incolumità degli automobilisti in transito, accorrevano sul posto a sirene spiegate una decina di pantere della polizia con il funzionario di notturna in questura dottor D’Ardia ed i commissario Giordano e Bevilacqua, ed un pattuglione di oltre cinquanta uomini del reparto mobile. Gli agenti, con manganelli, casco e visiera protettiva, operavano quindi una prima massiccia carica disperdendo gran parte della folla. Gruppi di facinorosi si riunivano però in vari manipoli e fronteggiavano gli uomini della polizia che erano costretti ad operare numerose altre cariche».

«Gli incidenti dell’altra notte in piazza Trieste e Trento generati dalla spavalda sfida lanciata a carabinieri e polizia dal fantomatico “Agostino ‘o pazzo” hanno avuto la notte scorsa un altro drammatico risvolto. Pattuglioni di agenti del reparto mobile, della squadra mobile e della volante al diretto comando del questore, dottor Alianiello e ingenti forze di carabinieri diretti dal tenente colonnello Fioretta sono stati costretti ad intervenire con numerose cariche per disperdere un’altra massa di facinorosi che si erano dati di nuovo appuntamento nella centralissima piazza Trieste e Trento. Per allontanare manipoli di teppisti che lanciavano contro le forze dell’ordine bottiglie e sassi, gli agenti hanno dovuto far uso di candelotti lacrimogeni. Un centinaio di persone, fermate nel corso degli incidenti, sono state trattenute in questura per accertamenti. Otto persone sono rimaste ferite: un settantatreenne che era stato raggiunto alla fronte da un candelotto lacrimogeno mentre era affacciato al balcone della sua abitazione in via Nardones e 7 uomini che erano nella mischia. Verso l’una, nel corso di una carica i carabinieri si sono ritrovati di fronte, in un vicolo dei quartieri, un giovane capellone che scendeva a bordo di una potente moto facendo delle spericolate esibizioni. Il centauro è stato fermato e condotto al nucleo investigativo dei carabinieri. Dai primi accertamenti pere comunque che il fermato non abbia nulla a che vedere con il famoso “Agostino”».

AGOSTINO? SI CHIAMA ANTONIO, È IL FIGLIO DELL’ANTIQUARIO

Nel giro di pochi giorni la fama di Agostino varca i confini regionali e il ragazzo finisce su tutti i quotidiani d’Italia. Non solo. In breve tempo viene resa nota a tutti anche la sua vera identità. In data 26 agosto 1970 ne dà notizia il quotidiano La Stampa di Torino:

«Agostino ‘o pazzo, il giovane che per più giorni è riuscito a tenere in iscacco le forze dell’ordine effettuando a bordo di una moto di grossa cilindrata scorribande a velocità pazzesca lungo le maggiori arterie del centro di Napoli, è stato finalmente identificato dai carabinieri all’alba di stamane, dopo un’altra notte folle che ha visto impegnati militi della “Benemerita”, agenti di polizia, vigili e pompieri in una furibonda battaglia contro la teppaglia di Napoli. Si chiama Antonio Mellino, ha diciotto anni, è figlio di un antiquario e abita in via Tribunali. Il nomignolo di “Agostino” pertanto non ha nulla a che vedere col suo nome. Gli è stato appioppato così d’impulso da qualcuno che assistendo ai suoi pericolosissimi “rodei” ha voluto avvicinarlo al campione motociclista Agostini. Un avvicinamento casuale e nel contempo ridicolo. Quando stamane all’alba i carabinieri, in forze, hanno fatto irruzione nell’abitazione del Mellino, non hanno trovato il giovane “capellone”, hanno solo appreso dal padre antiquario che il figlio da più giorni si era allontanato di casa. Più oltre, nel corso delle indagini, è anche trapelato che Antonio Mellino è uso frequentare ambienti poco raccomandabili e che ha anche dei precedenti penali, sia pure non gravi. Sta di fatto che l’identificazione del personaggio da più giorni al centro delle cronache per il suo deleterio esibizionismo, e più ancora per aver inconsciamente provocato una specie di pericolosa sommossa contro le forze dell’ordine, dovrebbe mettere un punto fermo a tutta la vicenda che avrebbe potuto portare a sviluppi allarmanti e pericolosi. Braccato come infatti è, il giovane, scriteriato centauro non può non cadere nella rete che pian piano si stringe attorno alla sua persona. E’ solo questione di giorni forse anche di ore; poi tutto sarà finito, e tutto, almeno è da augurarselo, sarà rientrato nella normalità».

AGOSTINO ‘O PAZZO IN MANETTE

Quanto auspicato dal cronista de La Stampa, alla fine, avviene. Ma non dopo poche ore o pochi giorni. Antonio Mellino finisce in manette dopo circa un mese dall’inizio delle sue scorribande. I carabinieri lo accerchiano mentre si trova a piedi, in compagnia di un amico.

Dal quotidiano Il Mattino del 21 settembre 1970:

«Agostino ‘o pazzo è stato preso dai carabinieri. L’hanno catturato mentre tentava di dileguarsi nei vicoli della Pignasecca dopo un breve inseguimento per via Spaccanapoli. Erano le 4, albeggiava appena e la città era deserta. Quando è stato sorpreso dai carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal Maresciallo Vaira, “Agostino” (Antonio Mellino, nato a Napoli il 9 dicembre 1952) era in compagnia di un altro giovane, un suo coetaneo. Stava attraversando Piazza del Gesù Nuovo. I carabinieri gli sono giunti addosso con fulminea rapidità tentando di togliergli ogni via di scampo. Tuttavia egli, seguito dal suo amico, è riuscito a sottrarsi all’accerchiamento ed a imboccare via Domenico Capitelli. Ma dopo un centinaio di metri “Agostino” è stato raggiunto. Non ha opposto la benché minima resistenza; né ha ha profferito una parola. Non si sa perché si trovasse in piazza del Gesù Nuovo a quell’ora e neppure da dove venisse o dove andasse. Indossava una maglietta di filo rossa con disegni raffiguranti draghi e fiori neri, un calzone attillato scuro e mocassini neri. Il suo amico del quale si ignorano le generalità, approfittando dell'”interesse” che avevano i carabinieri per la cattura del “famoso” centauro è fuggito riuscendo rapidamente a far perdere le sue tracce. Adesso è vanamente ricercato.

“Agostino” con una gazzella che era in attesa poco lontano, è stato trasportato alla caserma Pastrengo e rinchiuso solo in una cella di sicurezza. Quasi immediatamente sono stati informati dell’arresto i genitori (il padre Vincenzo e la madre Bianca Rea) ed il Sostituto Procuratore della Repubblica. Come impongono le nuove norme di procedura penale, “Agostino” non è stato interrogato dai carabinieri. Lo interrogherà invece il magistrato che sta conducendo l’istruttoria per i fatti di fine agosto. Come si sa, insieme con “Agostino” sono stati denunziate all’autorità giudiziaria altre 58 persone (solo due sono ancora libere), debbono rispondere, in concorso fra loro, di blocco stradale, radunata sediziosa e danneggiamenti aggravati. Gli stessi reati sono stati contestati ad “Agostino” con in più quello di “grida sediziose”.

In caserma il giovane arrestato manteneva, secondo quanto hanno riferito i carabinieri, un atteggiamento molto distaccato: appariva sì contrariato per la cattura ma non mostrava nessun segno di pentimento. Forse si sentiva un “eroe” vittima della incomprensione del mondo. Né lo ha turbato la vista dei genitori che sono giunti in caserma una mezz’ora più tardi. I carabinieri non hanno permesso che essi gli parlassero, ma glielo hanno mostrato perché lo salutassero. La scena non ha avuto nessun risvolto patetico. I due anziani genitori apparivano visibilmente addolorati, hanno però mantenuto un contegno assai dignitoso, la mamma piangeva sommessamente, il padre aveva gli occhi pieni di lacrime. La notizia dell’arresto di “Agostino” si è rapidamente diffusa in città, specialmente nella zona di Montecalvario dove lui era molto noto. I vicoli dei Quartieri spagnoli erano stati il teatro delle sue gesta spericolate e spavalde. Così, lentamente nella piazzetta antistante l’ingresso della caserma Pastrengo si è cominciata a radunare una folla di popolani che i carabinieri sorvegliavano senza però intervenire. La gente d’altro canto era silenziosa: raccolta a gruppi commentava l’accaduto. Forse era solo curiosità quella che l’aveva spinta di buon mattino davanti alla caserma. Poi sono arrivati giornalisti, operatori della TV e commissari di polizia che hanno collaborato alla identificazione ed alle ricerche del folle centauro».

DAL CARCERE AL CINEMA

Accusato di blocco stradale, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, guida senza patente, radunata e grida sediziose, il giovane motociclista (diciotto anni a dicembre) finisce al carcere minorile Filangieri di Napoli nell’attesa di essere processato assieme ad altre cinquantotto persone (quindici sono minorenni di età compresa tra i quattordici e i diciassette anni). Il processo inizia nel mese di novembre. Dinnanzi ai giudici Mellino nega di essere un capopopolo e afferma:

«Io non ho fatto niente, ho soltanto guidato una motocicletta senza patente, sono stati gli altri a considerarmi un eroe, non l’ho mica deciso io. Alcune sere prima avevo vinto una scommessa di 5 mila lire con alcuni amici. Avevo detto che sarei riuscito a compiere un tratto di strada sulla ruota posteriore della moto. Ragazzate, nulla più».

Anche i seguaci di Agostino minimizzano, negando ogni coinvolgimento negli scontri con la polizia. Soltanto due imputati quindicenni, dopo alcuni giorni di processo, crollano e piangono in aula chiedendo perdono. La sentenza arriva a dicembre: quattordici mesi e venti giorni di reclusione per Antonio Mellino. I giudici della IX Sezione penale del Tribunale di Napoli riconoscono le attenuanti generiche per l’imputato minorenne (il PM aveva chiesto tre anni). Per i co-imputati: tredici assoluzioni per insufficienza di prove, mentre ai restanti 45 vengono inflitte varie condanne. La più grave riguarda un pregiudicato recidivo maggiorenne, condannato a tre anni e nove mesi di detenzione.

Agostino ‘o pazzo, tuttavia, non smette di comparire sui giornali. Nel nuovo anno i quotidiani pubblicano la notizia della partecipazione del noto centauro partenopeo ad un film di Umberto Lenzi con Ornella Muti, Irene Papas e Ray Lovelock.

Dal Corriere d’informazione del 13 marzo 1971:

«Agostino ‘o pazzo torna alla ribalta della cronaca. Questa volta, però, non di quella nera, come accade quando con le sue imprese motociclistiche per le vie di Napoli provocò quasi una rivoluzione e finì per incappare nei rigori della legge (…) Le sue scorribande sono riservate, ora, al cinema come scatenato motociclista nel film “Stress” di Umberto Lenzi che si sta realizzando a Roma. Sua partner è una giovane Ornella Muti. Giovane, ma non più debuttante, Ornella, sedici anni, è stata già interprete di “La moglie più bella” di Damiano Damiani ed ha appena finito di girare “Il sole nella pelle” di Giorgio Stegani».

Il titolo Stress, riportato dal quotidiano milanese durante la lavorazione, sarà poi rimpiazzato con Un posto ideale per uccidere. In questo film Agostino ‘o pazzo interpreta se stesso.