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«Hai mica una dose per questa qui?» La storia di Giulia M. e il traffico di droga a Busto Arsizio

Redazione Spazio70

Da un articolo del Corriere della Sera (1978)

La scritta tracciata sui muri della città con la vernice rossa, «spacciatore, attento ai buchi… della P38», fa tremare i piccoli trafficanti di eroina che la sera battono piazza Trento e il bar «Bella Napoli» con le tasche piene di «roba». Merce cattiva, s’intende, eroina «tagliata» con stricnina, borotalco: una dose diecimila lire, quanto basta per procurarsi un altro «buco». In questi giorni i piccoli spacciatori di Busto Arsizio, quelli che vanno a finire puntualmente nelle camere di sicurezza del commissariato e della caserma dei carabinieri ogni volta che c’è una «operazione antidroga», hanno paura. A gettare lo scompiglio nell’ambiente, attirando l’attenzione della polizia e soprattutto della mafia che controlla dall’alto il regolare andamento dei «traffici», è stato il caso di Giulia M., la ragazza di tredici anni abbandonata in stato di coma (per una dose eccessiva di stupefacenti) davanti al pronto soccorso dell’ospedale la notte di martedì scorso.

E COSÌ SONO SPUNTATE LE PISTOLE 

Giulia è scappata di casa, da San Sepolcro (in provincia di Arezzo) il 9 aprile: da sola ha fatto le tappe fondamentali della cosiddetta Italia alternativa mezza hippy, mezza freak, mezza scalcagnata e non violenta, dedita alla filosofia della droga e al commercio al dettaglio di stupefacenti: è stata a Gubbio in una comune di compagni; a Reggio Emilia ha partecipato all’occupazione di una casa; a Milano ha dormito in un sacco a pelo al Parco Sempione; a Busto Arsizio ha rischiato di morire per una dose eccessiva di eroina e morfina.

Un incidente, ma anche una «rogna» seria per i boss dello spaccio che evidentemente non gradiscono troppo la pubblicità sui giornali e le retate della polizia. Per questo chi ha sbagliato con Giulia deve pagare. E anche quei giovani della sinistra extraparlamentare che si sono messi in testa di fare come Fausto e Iaio a Milano, di smascherare gli «sciacalli» che due volte la settimana portano l’eroina a Busto Arsizio, che hanno scritto sui muri «Giulia sarai vendicata», debbono pagare.

E così sono spuntate le pistole. «Da quando è scoppiato il caso di Giulia M. molte cose sono cambiate: i piccoli spacciatori sono spariti dalle panchine di piazza Trento e il controllo della situazione è stato assunto direttamente dalla mafia. Si vedono in giro strane facce, facce di meridionali, mai viste prima a Busto. Hanno l’aria e l’atteggiamento dei “picciotti”, i manovali duri e spietati della malavita organizzata».

UNA BARRIERA DI OMERTÀ

Il giovane che fa questa rivelazione al cronista ha paura. Chiede naturalmente di restare anonimo e racconta che più di una volta è stato seguito fino a casa da questi misteriosi personaggi e un’altra volta due gli hanno puntato contro le rivoltelle facendogli chiaramente capire che sarebbero stati capaci di usarle se non fosse stato zitto.

Forse anche T. G., arrestato per la storia di Giulia (è stato lui a darle le due dosi di eroina tagliata che per poco non l’hanno uccisa), se fosse in circolazione in questi giorni avrebbe paura. Perché? Perché stavolta il traffico della droga pesante tra Busto Arsizio e Gallarate è in mano a un racket ferocissimo che non perdona e che usa come supporto, diciamo così privilegiato, giovani prostitute e ragazzine alla prima esperienza di «buchi». Così il vincolo di dipendenza rispetto ai livelli intermedi della organizzazione (i corrieri dello spaccio) diventa totale: la prostituta non può più esercitare se non si buca e non procura a sua volta clienti al racket e la ragazzina si trasforma presto in una spacciatrice eccezionale, specialmente tra i coetanei.

Il caso di Giulia, che ha rischiato di morire di droga pesante, è servito almeno a far prendere coscienza della gravità del fenomeno anche se da un anno gli uomini del commissario Nicola Casazza (un vero esperto in questo campo, presiede il Comitato cittadino antidroga) cercano di aprire brecce nella barriera di omertà. I risultati non sono stati proprio lusinghieri: le panchine di piazza Trento (che è come piazza Vetra a Milano), i gabinetti dei bar dei dintorni, a cominciare da quelli del bar «Bella Napoli» in via Mariani, ogni mattina sono pieni di siringhe di plastica usate; la consegna della merce avviene due tre volte alla settimana senza eccessive preoccupazioni da parte dei «corrieri».

LO SCOPPIO DELLA «BOMBA DROGA» A BUSTO ARSIZIO

«Stavolta il giro è grosso», spiega il giovane interlocutore, «e i big dello spaccio non hanno alcuna intenzione di mollare una piazza come quella di Busto che conta più di duecento tossicomani cronici, irrecuperabili e altri seicento, settecento, fluttuanti». I guadagni sono enormi: una dose di «roba» del tipo peggiore costa diecimila lire, un grammo di eroina pura […] duecentomila lire. Il racket è di formazione recente e si è innescato su un terreno già abbondantemente «preparato» dalla diffusione spontanea della droga (prima leggera e poi pesante) tra i giovani negli anni ’74 e ’75. La differenza tra allora e oggi è sostanziale: a spazzare quel minimo di organizzazione (in genere autoctona) che provvedeva a far arrivare la roba bastarono poche operazioni di polizia; oggi al contrario non si è riusciti a individuare neanche i boss locali che ricevono la merce da Milano-Gallarate, la distribuiscono ai piccoli spacciatori, provvedono alla raccolta e al riciclaggio dei guadagni.

Il caso della ragazzina tredicenne, scappata di casa e finita per un attimo nei meccanismi del racket, ha rischiato di far scoppiare la «bomba droga» a Busto, come da tempo sperava il vicequestore Casazza. Da qui l’intervento immediato della centrale operativa del traffico, le pistole e le minacce. Saura parla e ripercorrendo il suo racconto si arriva a tracciare per la prima volta i contorni del racket.

Ai livelli più bassi Saura incontra E. S., una prostituta-tossicomane e un suo «amico» anche lui tossicomane. Giulia arriva a Busto da Milano, accompagnata da una ragazza incontrata una mattina al Parco Sempione. E’ stanca. Ha alle spalle due mesi di «fuga» da casa. Durante il viaggio due bruti hanno tentato di violentarla. Il primo posto dove Saura mette piede a Busto Arsizio è il bar Bella Napoli, un vecchio ritrovo degli anarchici all’inizio del secolo diventato da qualche tempo la «centrale» dello spaccio: dietro la facciata un po’ bohemien del locale gli spacciatori si mimetizzano facilmente in mezzo ai giovani della sinistra extraparlamentare.

L’INCONTRO CON I CORRIERI DELLA DROGA

Al «Bella Napoli» Giulia conosce E. S. che in breve la circuisce e le chiede se ha mai provato a bucarsi. «E’ una esperienza meravigliosa», dice, «e poi io conosco chi è in grado di procurarci la roba». Si tratta di due giovani che arrivano due volte la settimana da Gallarate su una BMW 320 azzurra targata Novara e che probabilmente sono i «corrieri della droga», l’anello di congiunzione tra i boss locali e le grosse centrali dello spaccio in Lombardia.

«I due», ci ha confermato la stessa Giulia nel corso di una intervista telefonica, «sono arrivati in piazza Trento con la loro BMW. Erano vestiti con eleganza e avevano i portafogli pieni di soldi. Me ne accorsi perché li tirarono fuori per pagare alla E. non so quale prestazione. Poi E. gli chiese se avevano della roba, ma loro risposero di no, che dovevano ancora andarla a prendere. Mi fecero l’impressione degli sciacalli. Gente come quella non si buca: spaccia e basta».

E’ invece un piccolo spacciatore T. G. a fornire la roba a Giulia per il suo primo «buco». Ed è sempre E. a metterli in contatto. Lo incontrano una sera in piazza Trento: «Ehi», fa E., «hai mica una dose per questa qui?». In casa dello spacciatore Giulia si buca: dopo mezz’ora sviene e T., spaventato, la carica sulla macchina e la va a depositare davanti alla porta dell’ospedale. Giulia è in coma, ma si salverà.

Ora è tornata al suo paese, a San Sepolcro. E’ stata promossa in terza media nonostante le assenze; il padre, impiegato alla «Perugina», è consigliere comunale comunista ed è convinto che questa terribile esperienza servirà a far crescere la figlia: T. è stato arrestato; il racket per un attimo ha tremato, ma i due con la BMW targata Novara si preparano al prossimo rifornimento.