logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

Stefano Serpieri, il sensei del doppio gioco

Umberto Berlenghini

Il ruolo di Serpieri come collaboratore del Sifar-Sid nella fase iniziale della cosiddetta «Strategia della tensione»

Per molti camerati quel cognome era un segnale da cogliere. Stefano Serpieri, classe 1935, evoliano doc, milita inizialmente nel MSI poi entra del gruppo giovanile di Ordine Nuovo, movimento che successivamente abbandona per confluire in quello di Europa Civiltà, a sua volta nato dalle ceneri del Movimento Integralista Europeo, fondato da esponenti della destra cattolica più tradizionalista. Lo sport come filosofia di aggregazione diventa il tratto distintivo di EC: quando i suoi dirigenti iniziano a dare vita a varie compagnie sportive, ciascuna guidata da un responsabile, Serpieri si occupa della sezione arti marziali, specie quelle ispirate alla filosofia orientale dell’aikido.

Proprio grazie alla sua passione e competenza per la cultura dell’estremo oriente Serpieri, nel 1965, viene avvicinato dal SIFAR che lo incarica di collaborare alla fuga dal loro Paese di alcuni ballerini cinesi dissidenti politici.

Il suo impiego presso il registro aeronautico consente a Serpieri di ottenere facilmente la fiducia di molti neofascisti, operazione questa richiestagli dal SIFAR che, dall’8 febbraio di quell’anno, lo ha ufficialmente inserito nella sua squadra di informatori: in una nota gli apparati di sicurezza lo descrivono come «elemento intelligente e di sinceri sentimenti patriottici». Pochi mesi dopo il SIFAR viene sciolto per fare posto al SID, ma per Serpieri non cambia nulla.

(Per il proseguo della lettura si consiglia di confrontare con il ritratto di Mario Merlino)

Nell’aprile del 1968 Serpieri fa parte della comitiva, formata da giovani appartenenti a vari gruppi di estrema destra, fra i quali c’è anche l’avanguardista Mario Merlino, che si reca ad Atene per le celebrazioni del primo anniversario del colpo di Stato dei colonnelli. Ignaro della «doppia vita» del suo amico e camerata, l’anno successivo Merlino propone a Serpieri di frequentare, fosse pure saltuariamente, il 22 Marzoun gruppo anarchico fondato da lui e da Pietro Valpreda: un neofascista fiduciario del SID che si infiltra in un circolo di anarchici diventa la genesi che segna la svolta definitiva nella carriera di informatore di Serpieri.

Il 12 dicembre a Milano scoppia l’inferno, lo stesso giorno Roma ci va vicino. Il 16 e il 17 alla Questura di Roma e al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, arrivano due veline del SID dove si informa che le bombe sono da addebitare a un’organizzazione guidata da un anarchico tedesco residente a Lisbona, tale Yves Guérin-Sérac, spesso presente in Italia via Svizzera, mandante di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia Nazionale e Merlino per la collocazione degli ordigni su Roma.

«TENERE LE ORECCHIE BENE APERTE»

L’informativa riporta la specifica che a Milano non dovevano esserci vittime. Per motivi di spazio non ci si dilungherà sulla reale natura di queste veline, basti considerare che furono redatte col sistema delle «mezze verità messe accanto a mezze bugie per poi essere amalgamate da verità e bugie».

La Questura romana convoca Serpieri sotto le mentite spoglie di indagato con il compito di tenere le orecchie bene aperte per ascoltare i colloqui che avvengono nella sala d’aspetto dove sono seduti vari fermati, neofascisti e anarchici. Uno dei primi a essere chiamato è Merlino: durante una pausa del suo interrogatorio, più serrato rispetto a quello di altri perché in quel momento gli anarchici sono i maggiori sospettati degli attentati, Merlino comprende che, prima o poi, gli inquirenti avrebbero chiesto anche a Delle Chiaie di deporre e per questo prega Serpieri di avvisare Delle Chiaie che, quando sarebbe arrivato il suo momento, avrebbe dovuto tacere dell’appuntamento, poi mancato, fra lui e Merlino previsto nella casa romana dello stesso Delle Chiaie per il pomeriggio del 12 dicembre (una decisione quella di Merlino presa per non coinvolgere l’amico nell’inchiesta e per la convinzione di essere rilasciato di lì a breve). Solo nel caso in cui fosse stato trattenuto per più dei tre giorni consentiti dalla legge per un fermo, Merlino avrebbe raccontato la faccenda dell’appuntamento.

Nel riportare l’ambasciata di Merlino a Delle Chiaie, Serpieri volutamente omette il dettaglio della questione del rilascio a breve o a lungo termine e le rispettive versioni che avrebbe dato Merlino agli inquirenti. Il colloquio in Questura fra Serpieri e Merlino era avvenuto in presenza di Andrea Polito, un altro fermato del gruppo 22 Marzo che in realtà è l’agente infiltrato Salvatore Ippolito; i contenuti di quel colloquio finiranno in un’informativa del SID siglata dal suo capo, l’ammiraglio Eugenio Henke, ma questo documento verrà trasmesso ai giudici Vittorio Occorsio ed Ernesto Cudillo solo sette mesi dopo il fatto.

L’episodio segna uno spartiacque nella vita politica e personale di Merlino e ancor di più di Delle Chiaie, ci vorranno quasi venti anni e vari processi per trovare il giusto nodo da sciogliere che porterà alle assoluzioni definitive dei due.

Ma torniamo in quei giorni convulsi di metà dicembre ’69. Delle Chiaie e alcuni suoi camerati decidono di svolgere indagini sull’attentato, iniziativa questa che viene attuata anche con l’aiuto di alcuni elementi della sinistra romana: manco a dirlo, a conoscenza dell’inchiesta di AN è anche Serpieri che ne parlerà pubblicamente soltanto diciannove anni dopo.

IL POSSIBILE RUOLO DI GIANNETTINI

Fra le persone che vengono avvicinate da Delle Chiaie e i suoi c’è anche Angelo Ciccarella, reporter di Ciao 2001 il quale, un mese prima della strage, era stato autore di un’intervista a pagamento fatta a Valpreda, Merlino e gli altri del 22 Marzo; ma non è soltanto questa intervista ad attirare l’attenzione dei camerati di AN, c’è anche la dichiarazione di Serpieri il quale, sempre prima della strage, aveva incontrato Ciccarella nella sede di EC per un’altra intervista, parte di un’inchiesta che Ciccarella stava facendo sui movimenti politici giovanili.

In quell’occasione Serpieri e gli altri di EC avevano notato un dettaglio che poi era loro tornato alla mente dopo la strage: sulla cartella di cuoio che Ciccarella aveva in mano c’era impresso un galletto, un logo che era di una ditta che aveva fabbricato la borsa contenente la bomba, poi inesplosa, trovata nei sotterranei della Banca Commerciale Italiana di Milano in quel 12 dicembre.

Il 18 dicembre Serpieri convince Delle Chiaie a trovare un posto sicuro dove dormire per evitare di essere fermato e interrogato: Delle Chiaie accetta il suggerimento e si reca in via Massaciuccoli dove risiede un camerata felice di ospitarlo; come sua abitudine parcheggia la sua auto lontano dal luogo dove va a risiedere.

La mattina successiva Delle Chiaie viene fermato dai Carabinieri mentre sta per salire a bordo della sua vettura: Serpieri aveva avvisato il SID.

Grazie all’insistenza dei magistrati per far luce sulle veline del 16 e 17 dicembre, nel 1976 l’ammiraglio Mario Casardi, capo del SID, consegna un documento del servizio datato 11 aprile 1970 con la smentita che Guérin-Sérac fosse un anarchico tedesco, confermando invece la sua nazionalità francese e l’appartenenza a un’organizzazione internazionale anticomunista; principale accusato di quello che è un vero e proprio depistaggio è il maresciallo Gaetano Tanzilli del Centro Controspionaggio Roma 3, ufficio D, che da tempo gestisce la fonte Serpieri.

Tanzilli respinge tutte le accuse, più o meno la stessa cosa fa Serpieri che ammette di essere lui la fonte di quelle veline, ma afferma con forza che mai ha scritto una cosa così lunga e articolata, una dichiarazione questa che genera in molti camerati il sospetto che ispiratore ed estensore sia l’agente Z del SID, ossia Guido Giannettini.

Tanzilli e Serpieri vengono rinviati a giudizio per falsa testimonianza; in primo grado il maresciallo viene condannato a un anno di reclusione, sentenza cancellata in appello perché il fatto non sussiste; Serpieri è più fortunato grazie a una provvidenziale amnistia che lo toglie dai guai.

Ormai «bruciato» come informatore, Serpieri dedica il resto della vita alla sua passione, l’ai-kido, disciplina per la quale diventa uno dei più importanti maestri italiani. Un sensei appunto.

FONTI: Odoardo Ascari Accusa: reato di strage Editoriale Nuova, Milano 1979, Tribunale di Catanzaro, Processo piazza Fontana bis, udienza del 26 novembre 1988, Giorgio Boatti piazza Fontana Einaudi, Torino 1999, Ugo Maria Tassinari Fascisteria Castelvecchi, Roma 2001, Gianni Cipriani Lo stato invisibile Sperling & Kupfer, Milano 2002, Mimmo Franzinelli La sottile linea nera Rizzoli, Milano 2008, Conversazione con Mario Merlino, Roma 15 ottobre 2008, Paolo Cucchiarelli Il segreto di piazza Fontana Ponte alle Grazie, Milano 2009, Conversazione con Stefano Delle Chiaie, Roma 22 novembre 2011