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Il baracchino e la prostituzione. Una storia di malavita

Redazione Spazio70

Dalla rivista «CB Audio» n.6, Giugno 1975

«È successo a Milano, a Torino, a Napoli, a Bologna, a Roma, e in tante altre città d’Italia. È successo invariabilmente allo stesso modo ed è finito sempre in una bolla di sapone. Ad onta di un celebre film “porno” di importazione svedese ove la prostituzione correva sul filo del radio-telefono, ove le ragazze-squillo venivano fantasiosamente trasformate in ragazze CQ-CQ, nella realtà la cosa non ha mai funzionato. La prostituzione è l’arte o il mestiere più antico del mondo, questo lo sappiamo tutti, come si sa che all’ombra di questo commercio, dove la donna offre e l’uomo paga, esiste una rete di interessi e di profitti sostenuta dai cosiddetti “protettori”, ovvero da tristi individui che speculano e sfruttano, organizzano ed incoraggiano le donne che si dedicano a questa poco piacevole professione.

IL DIFFONDERSI DEL RADIOTELEFONO

Al di là degli aspetti psicologici della prostituzione, sui quali non è interessante soffermarci in questa sede, si può affermare che in pratica la prostituta richiede una specie di assistenza materiale e morale al suo protettore-sfruttatore. In teoria il protettore dovrebbe vegliare discretamente sull’attività della protetta o delle protette, pronto ad intervenire nel caso che la clientela si comporti scorrettamente o che altre concorrenti, a loro volta spalleggiate dai loro protettori personali, danneggino l’attività o ne limitino l’area d’influenza, o per dirla in pratica, il pezzo di marciapiede riservato alla prostituta. Il diffondersi del radiotelefono, mezzo di comunicazione mobile e poco costoso, di minimo ingombro, anche se di modesta portata, è subito parso lo strumento ideale per tenere in costante contatto lo sfruttatore e la sua protetta. La prostituta svolge generalmente la sua attività dopo il tramonto, fino alle due di notte, raramente oltre. Agisce quindi in orario nel quale le comunicazioni radio sono particolarmente favorite dalle condizioni di propagazione e da un soddisfacente rapporto segnale/disturbo. Se si considera poi che la distanza media intercorrente tra prostituta e protettore (quest’ultimo generalmente gira in auto) non è quasi mai superiore al chilometro, si giunge alla conclusione che i piccoli radiotelefoni portatili, di potenza compresa tra i 500 milliwatt e tre watt, alimentati a pile, sono lo strumento ideale per assicurare alla prostituta il pronto intervento del protettore. Quest’ultimo, sintonizzato su di un determinato canale CB, con un radio-telefono sull’auto costantemente acceso, con un consumo trascurabile in quanto l’energia viene attinta dalla batteria del veicolo, potrebbe eseguire un ascolto estremamente utile, specie se sul medesimo canale fossero sintonizzate più prostitute, in grado così di controllarsi a vicenda e di portarsi un mutuo soccorso in caso di necessità, di fare da ponte in caso di ricezione difficile, e via dicendo. Teoricamente perfetto.

MA LE COSE INIZIANO A FUNZIONARE MALE DAL PRINCIPIO

Il protettore, che di solito non è impegnato da altre attività, essendo quella sua propria già molto redditizia, in quanto finisce quasi sempre per appropriarsi dell’intero provento della prostituta, non di rado finisce per scoprire l’esistenza e l’utilità del radiotelefono CB. E finisce prima o poi, per comperarne da bravo novizio, una coppia di tipo portatile, di solito non molto costosi, in genere della potenza di circa 500 milliwatt. Ne consegna uno alla prostituta, ed incomincia a fare le prime prove, a distanza modesta. Di solito il radiotelefono non è quarzato per tutti i 23 canali, quindi la ricezione è forzatamente ridotta a poche possibilità. E qui cominciano i guai: non è facile trovare subito un canale libero, sul quale poter comunicare “professionalmente” tra protettore e prostituta. I CB dilagano, imperversano, lasciano poco spazio per il “bianco”. Le cose incominciano a funzionare male fin dal principio. La sera poi, inizia la sperimentazione pratica. E i guai continuano. I primi sono quelli di ordine pratico: non è facile adescare la clientela con un “baracchino” acceso, lo stilo tirato fuori che spunta dalla classica borsa a tracolla, frusciante e gracchiante traffico di CB. Dopo pochi minuti si giunge al primo accordo: la prostituta terrà il radiotelefono spento, l’antenna ripiegata, e si limiterà a far chiamata ogni tanto, magari solo in caso di emergenza o ad ore fisse. In pratica la cosa comincia a non funzionare più.

IL RISCHIO DI ESSERE INTERCETTATI DA POLIZIA E CARABINIERI

Innanzitutto chiamare ad ore fisse richiede una certa libertà d’azione. Non ci si può interrompere, magari nell’espletamento della propria professione, e dire al cliente “caro, aspetta un minuto, che sbrigo una certa cosetta”, estrarre l’antenna e gridare nel micro: “A Federicoooo! Sò qui all’albergo Aquila con un cliente che per il momento sta facendo il buonino! Stai tranquillo e non ti preoccupare! Quando ho finito ti richiamo!”.
È evidente che il cliente finirebbe per scappare a gambe levate (e magari in mutande) completamente scoraggiato, spoetizzato e timoroso del peggio.
Poi c’è il fattore informazione. Non si può parlare con la dovuta chiarezza, con la necessaria crudezza al proprio protettore, senza il timore di vedersi piombare addosso, come falchi, le auto della polizia o dei carabinieri. Il favoreggiamento o lo sfruttamento della prostituzione significa galera. Quindi è necessario servirsi di frasi convenzionali, la cui continua, sistematica ripetizione finisce quasi subito per far trasparire i significati reali, anche perché non è nemmeno lecito aspettarsi una eccessiva fantasia da parte di questi singolari utenti. A ciò aggiungasi la necessità di un certo addestramento, una sia pur relativa prontezza di riflessi da parte dell’utente di sesso femminile: che, data la sua professione, di solito non è di notevole levatura mentale, né tecnicamente preparata ad un corrente uso del radiotelefono.

LA LABORIOSA RICERCA DEL CANALE LIBERO

È noto che le prostitute sono soggette ad ogni specie di violenze ed aggressioni, specie da parte di teppisti che — in gruppo o solitari — non mancano talvolta di depredarle del denaro racimolato nel corso della nottata. Nelle illusorie speranze del protettore vi è quella di poter accorrere prontamente alla chiamata della prostituta in pericolo. Appare però alquanto improbabile che, in tali frangenti, esista una possibilità concreta di effettuare le manovre necessarie, ossia estrarre il radiotelefono dalla borsetta, estrarre l’antenna, ruotare il potenziometro dell’accensione, effettuare una chiamata premendo il pulsante e, ultimo ma non estremo, trovare il canale libero ed il protettore pronto alla risposta. Solo un CB, ossia un utente abituale del radiotelefono conosce le limitazioni pratiche nell’impiego del mezzo, l’intempestività delle comunicazioni, l’incertezza delle risposte, le difficoltà del traffico radio durante le ore notturne, quando QRM a parte, quasi tutti i canali sono intasati. Malgrado ciò, in diverse città italiane, è capitato di ascoltare su determinati canali, e certe volte su canali a quarzi invertiti, questi assurdi tentativi di comunicazione. L’impreparazione di questi utenti è subito apparsa penosa. Abituati a farla da furbi, scoprono subito che con l’elettronica non c’è furbizia che tenga, che le portate sicure sono quelle nell’ordine di un centinaio di metri al massimo, e che il protettore è costretto, in pratica, a rimanere a portata ottica della prostituta e che quindi il radiotelefono in tali casi non riveste alcun interesse pratico. Infine la faccenda dei canali. Non essendo possibile disporre, per evidenti motivi di ingombro, di radiotelefoni a 23 canali, ed essendo comunque assai laboriosa una eventuale ricerca del canale libero, la coppia di utenti viene a trovarsi quasi sempre in pieno traffico CB.

LA SISTEMATICA SCONFITTA DELLA PROSTITUZIONE NEI CANALI CB

I protettori appartengono, senza eccezioni, alla più squallida categoria del genere umano. Abituati a minacciare i clienti e le protette in caso di complicazioni, facendo ricorso generalmente ad armi corte (pistole) o ad armi bianche (coltelli) certi dell’omertà, della complicità, del silenzio del loro ambiente, sono avvezzi a sbrigarsela faccia a faccia ed alla spicciolata. Le minacce che in taluni casi si sono sentite proferire per… radiotelefono da parte dei protettori che avevano la pretesa di ottenere lo sgombero del canale CB si sono rilevate assolutamente inefficaci, non solo, ma hanno portato ad un loro notevole discredito da parte delle loro protette. Di solito a corto di scilinguagnolo ed abituati a determinati tipi di minacce, quei protettori che hanno tentato di cimentarsi verbalmente con i CB, per la conquista dell’esclusiva di un determinato canale, sono stati ridicolizzati prima, minacciati poi a loro volta dall’intervento della polizia. Nei casi più sfortunati si sono sentiti ricoprire di portanti modulate e non, ma emesse da apparati di elevata efficienza e di potenza più che sufficiente per vanificare qualsiasi tentativo di comunicazione tra protettore e protetta. Resta fondamentale il fenomeno della sistematica sconfitta della prostituzione ogni qualvolta ha tentato di affacciarsi ai canali CB. Si è trattato di una sconfitta dettata dalla morale e dal sistema di comunicazione degli stessi CB, ai quali è stato molto facile identificare e bloccare ogni tentativo di uso e di abuso a tale scopo.
Il senso di autocontrollo dei CB italiani ha confermato una volta di più la maggiore maturità dei governanti (ammesso che i CB siano in qualche modo governabili) rispetto a coloro, che per funzioni burocratiche o legislative ne avrebbero voluto o dovuto essere i governanti, gli amministratori, i regolamentatori e, come purtroppo nella maggioranza dei casi si è verificato, i persecutori».