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Deputato DC investe una vigilessa. «Era isterica!» (1980)

Redazione Spazio70

La vigilessa: «Mi ha investita ridendo!». Il deputato: «Batteva i pugni sul cofano!»

Un copioso mazzo di rose rosse e un biglietto di auguri con le scuse di tutto il partito. È con questo omaggio recapitato presso l’ospedale San Giacomo di Roma che il presidente del gruppo democristiano alla Camera, l’onorevole Gerardo Bianco, augura pronta guarigione a Giuliana Graziani, vigilessa trentaquattrenne ricoverata dopo essere stata investita da un’autovettura durante l’esercizio delle proprie funzioni. La donna, madre di famiglia e pubblico ufficiale da due anni, non è stata travolta da un veicolo qualunque. L’onorevole Bianco, infatti, esige immediate spiegazioni da un suo collega di partito: il deputato Antonino Perrone, ex segretario della Cisl che tra qualche mese diventerà Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con il secondo governo Cossiga. Nel frattempo anche l’onorevole Nilde Iotti, Presidente della Camera, ha inviato un messaggio di conforto alla vigilessa.

«SENZA LIBRETTO, COL BOLLO SCADUTO E IN ZONA VIETATA»

Antonino Perrone daticamera.jpg

Antonino Perrone

Siamo agli albori del nuovo decennio, il 1980 è iniziato da poco più di venti giorni. È giovedì, sono le sei del pomeriggio e l’onorevole Antonino Perrone, cinquantaseienne per la terza volta eletto in parlamento, è al volante della sua A112 blu targata Messina. Il deputato è in ritardo, i colleghi lo stanno aspettando alla Camera. Giunto nei pressi di Piazza del Parlamento l’uomo è ormai prossimo alla meta, tuttavia, dinnanzi al veicolo compare d’improvviso un imprevisto in divisa.

«Si fermi, la macchina qui non può passare!» esclama la vigilessa.
«Mi lasci andare — replica il deputato — mi attendono alla Camera, sono un onorevole!».
«Mi faccia vedere il tesserino».

In merito alla dinamica dei concitati minuti successivi riportiamo qualche stralcio da alcuni quotidiani dell’epoca:

L’Unità «”O si leva o la metto sotto, lei non sa chi sono io”. Poi come se niente fosse, ha proseguito la sua marcia investendo in pieno la vigilessa Giuliana Graziani che in servizio in via delle Convertite tentava di impedire il passaggio della A112 guidata dal parlamentare priva del contrassegno necessario per accedere alla zona proibita al traffico normale».

Il Messaggero «La vigilessa ha visto una A112 blu tentare di entrare in piazza del Parlamento, zona proibita, senza nessun contrassegno. Ha fatto segno di fermare, il guidatore ha detto la frase secondo lui fatidica: “Sono un deputato”. “Va bene, mi faccia vedere il tesserino”. Ma i deputati bisogna riconoscerli dalla faccia, o forse dall’aureola, perché il rappresentante del popolo invece riparte. Forse la vigilessa ha tentato di pararglisi davanti, fatto sta che è finita sotto la macchina».

La Stampa «L’on. Perrone, nato a Milano ma messinese di adozione, tenta di dirigersi in auto verso Piazza del Parlamento, che è zona pedonale. La vigilessa non vede sul cruscotto il contrassegno di parlamentare e gli fa cenno di fermarsi. Lui lo fa, anche perché il semaforo è rosso poi — racconta la Graziani — fa per ripartire. La donna gli si para davanti: lui dice di essere onorevole, le urla di togliersi dai piedi e poi riparte travolgendola».

Corriere della sera «L’onorevole Perrone alle 18 di giovedì stava andando a Montecitorio in compagnia di suo figlio, con la sua A112 blu targata Messina. Aveva il bollo scaduto (“Mi ero dimenticato di rinnovarlo”), era privo di libretto di circolazione (“Credo me l’abbiano rubato insieme all’autoradio”). All’angolo tra via delle Convertite e via del Gambero, a pochi passi da Piazza del Parlamento, c’era Giuliana Graziani. La vigilessa, decisa a far rispettare il divieto, ha ordinato al deputato di fermarsi. L’onorevole Perrone ha mostrato il contrassegno della Camera che lo autorizza a circolare nel quarto settore del centro storico (e dunque non nel secondo, come in questo caso) e ha tirato dritto, fermandosi allo stop in via del Corso. Il vigile in gonnella ha inseguito l’auto, si è piazzata davanti al cofano, irremovibile. “Lei non può passare”.

Versione dell’onorevole: “Era isterica. Le ho detto gentilmente di lasciarmi passare perché ero un deputato. Lei ha tempestato il cofano della mia auto di pugni: si fermi! si fermi!.

Versione di Giuliana Graziani: “Ho chiesto a quel signore di fermarsi a destra e di darmi i documenti. Ha risposto: si tolga di mezzo o la investo. Ridacchiava. Ha premuto l’acceleratore e mi ha investita”.

Il deputato: “Investita? non me ne sono accorto”.

Le due versioni sono state trasmesse al magistrato. Quasi certamente il deputato sarà denunciato. Insomma, onorevole, ha tutti contro? Perrone risponde: “Ahime! sono una persona tranquilla! Ho comprato la casa col mutuo e viaggio con una macchinetta. Perché i giornali montano questo piccolo episodio? Credo di saperlo: per gettare fango sulle istituzioni».

Allertati via radio dalla vigilessa, i colleghi accorrono rapidamente conducendo la donna in ospedale e il deputato al più vicino posto di polizia.

«PRIMA DENUNCIATO POI PROMOSSO VICEMINISTRO»

Giuliana Graziani, durante la permanenza di qualche giorno in ospedale, riceve visite e messaggi da numerosi esponenti delle istituzioni, tuttavia appare irremovibile: è fermamente intenzionata a denunciare il deputato e a costituirsi parte civile nel processo. La giunta comunale esprime totale solidarietà alla vigilessa. L’assessore Celestre definisce l’accaduto «inqualificabile» e «increscioso», aggiungendo: «Speriamo che questo episodio serva ad aprire un dibattito sulla figura del vigile urbano, sul suo rapporto con il cittadino. La gente deve capire che il vigile è un amico, un consigliere. Troppo spesso i vigili, nel compiere il loro difficile dovere, subiscono l’umiliazione di atteggiamenti tracotanti, indisponenti, di sufficienza, mentre da parte loro si pretende cortesia e signorilità in ogni frangente».

Anche l’onorevole non si arrende. In data 9 febbraio 1980 il Corriere della sera pubblica la seguente notizia:

L’onorevole “in auto” denuncia la vigilessa
«L’onorevole Perrone non si dà per vinto. Anzi: contrattacca. Il deputato messinese che nel pomeriggio del 24 gennaio scorso, in via delle Convertite, urtò con la sua auto la vigilessa Giuliana Graziani che gli aveva ordinato di fermarsi, ha preannunciato una denuncia contro la sua accusatrice. L’onorevole Perrone dice infatti che Giuliana Graziani gli ha “impedito ogni movimento”. Non solo: la vigilessa avrebbe “incitato la folla, pur essendo un pubblico ufficiale, contro il deputato mettendo così in serio pericolo l’incolumità del parlamentare”

Ancora: l’onorevole Perrone ha affermato che Nilde Iotti, presidente della Camera, informata dal deputato della “ben diversa versione dei fatti” gli ha detto di aver mandato una lettera di protesta al sindaco di Roma, Luigi Petroselli, chiedendogli di individuare i vigili urbani che, intervenuti in soccorso della collega investita, hanno “sequestrato” il parlamentare caricandolo sulla loro auto e portandolo al primo distretto di polizia. Il presidente della Camera avrebbe chiesto a Petroselli di prendere quei provvedimenti che conseguentemente “dovrebbero essere adottati”.

Insomma: lo sconcertante episodio accaduto in via delle Convertite sembra essere ormai destinato a dar vita a una tormentata vicenda giudiziaria. Se il deputato accusa la vigilessa di aver “arringato la folla” e i vigili di “averlo sequestrato”, infatti, Giuliana Graziani, dall’altra parte, non si è tirata indietro e sembra essere ben decisa a insistere nella sua denuncia: “Mi ha investita con cattiveria. Era in zona vietata, aveva il bollo scaduto ed era privo del libretto di circolazione. Non si è voluto fermare perché pensava che a un deputato fosse concesso tutto».

Nel mese di aprile Perrone diventa uno dei cinquantasei sottosegretari, per la precisione il vice del socialista Nicola Capria, ministro per gli interventi nel Mezzogiorno. «La promozione dell’onorevole non mi interessa — commenta la vigilessa ai microfoni dei giornalisti — anzi, mi fa piacere che il suo lavoro venga premiato. Vorrei, però, che anche la legge avesse un iter così veloce. Al contrario, è tutto fermo. La Camera non ci pensa neppure a dare il benestare per l’autorizzazione a procedere, è assurdo!».

«PERRONE NON SARÀ PROCESSATO»

In data 11 maggio il pubblico ministero Maria Teresa Euforbio chiede al giudice istruttore l’assoluzione dall’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale in quanto «il fatto non costituisce reato» e di lesioni aggravate «per mancanza di querela». Tempestivo l’intervento del legale della vigilessa: «La querela l’ho presentata io stesso accompagnando la signora Graziani alla Procura della Repubblica pochi giorni dopo l’episodio, quando la mia assistita venne dimessa dall’ospedale dove era stata ricoverata per uno stato di shock e per le lesioni che aveva riportato ad un ginocchio. Contro l’onorevole Perrone, inoltre, ci sono le testimonianze di diversi colleghi che hanno deposto riconoscendo l’incivile comportamento tenuto dal parlamentare».

Ma la svolta definitiva avviene dopo più di due anni. Dal quotidiano La Stampa del 1° Ottobre 1982:

«La vigilessa che fermò il deputato democristiano Perrone, nel centro di Roma, per un’infrazione stradale, è stata censurata (a maggioranza) dalla giunta delle autorizzazioni a procedere della Camera. “È stato rilevato — scrive il socialista Carpino nella relazione — che la vigilessa non è nuova a simili comportamenti e che i vigili urbani accorsi in aiuto della collega commisero un fatto gravissimo: quello di aver, senza averne diritto, privato un parlamentare, nonostante si fosse qualificato, della propria libertà personale. Perrone quindi non sarà processato. L’episodio, che suscitò scalpore nella capitale, avvenne due anni fa: secondo la versione della vigilessa. Giuliana Graziani, l’on. Perrone non avrebbe rispettato con la sua auto l’alt intimato perché egli marciava in zona vietata al transito. La vigilessa raggiunse la vettura vicino a un semaforo che segnava rosso e il deputato — sempre secondo la dichiarazione della Graziani — l’avrebbe investita procurandole lesioni. Sopraggiunsero altri vigili, che volevano accompagnare il parlamentare negli uffici della polizia. Secondo loro Perrone si oppose. Esistono testimonianze — scrive Carpino nella relazione — che non ci fu nessuna resistenza: Perrone voleva soltanto essere accompagnato al commissariato di p.s. della Camera e non al distretto di polizia. Dal canto suo il deputato sostiene di aver mostrato alla vigilessa il permesso di transito nella zona vietata. Nonostante ciò la donna — secondo lui — avrebbe picchiato i pugni sul cofano della macchina, ferma al semaforo. La Camera ha ritenuto, su proposta della giunta delle autorizzazioni a procedere, di negare che l’on. Perrone venga processalo per resistenza a pubblico ufficiale e per lesioni personali aggravate: “Un seguito processuale potrebbe ledere la dignità della funzione parlamentare” è la spiegazione. Perrone sarà però processato per un altro fatto: dovrà rispondere di oltraggio a pubblico ufficiale per essere venuto a diverbio con un agente della stradale a Messina. Anche in questo caso le versioni sono contrastanti».