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Storie all’ombra del Muro: Jutta Gallus

Redazione Spazio70

L'ottimo successo di pubblico del film «Die Frau von Checkpoint Charlie», ispirato alla vicenda, andrà in netta controtendenza con l'abitudine a ignorare il passato comunista dei Lander dell’Est

Jutta Gallus, perito informatico di Dresda, cresciuta con la madre perché il padre è scappato all’Ovest abbandonando la famiglia nella Ddr, presenta nel 1974 domanda di espatrio assieme al marito. Nel 1961, la Sed (il partito socialista unificato della Ddr), aveva proceduto alla chiusura delle frontiere con la Rft e alla edificazione del Muro di Berlino; l’art.10 della Costituzione, che garantiva libertà di espatrio, fu abrogato e l’espatrio, ribattezzato «fuga dalla Repubblica», inserito nel codice penale tra i delitti contro lo Stato.

Formalmente, però, espatriare non era vietato in maniera assoluta, dato che occorreva inoltrare apposita domanda presso il ministero degli esteri che di rado (tranne nel caso di pensionati) la accoglieva. L’inoltro della domanda di espatrio era assai rischiosa perché propedeutica all’iscrizione negli elenchi dei sospetti della Stasi.

La domanda di Gallus non viene accolta. Il marito si dissocia per timore di ritorsioni.

Nel 1977 Gallus viene licenziata dal lavoro ed emarginata, ma successivamente le viene offerto un nuovo posto; è evidente la regia della Stasi. Alla morte della madre nel 1982, Gallus, ormai divorziata, decide di contattare una organizzazione che per la somma ragguardevole di 100 mila marchi, metà da versare subito, le propone una fuga in auto attraverso la Romania e la Jugoslavia.

A Severin, nel sud della Romania, Gallus deve ritirare in albergo i passaporti falsi per passare il confine jugoslavo, ma subisce il furto di tutti i documenti e dei soldi che ha con sé. La polizia rumena le consiglia di rivolgersi alle autorità consolari della Germania Est, a Bucarest.

«DIE FRAU VON CHECKPOINT CHARLIE»

Gallus non raggiungerà mai la Jugoslavia, perché viene arrestata all’aeroporto di Bucarest e imprigionata per sette giorni con le figlie. Una delle due, Claudia, è conosciuta per il ruolo in una popolare serie televisiva della Ddr. A seguito del rientro in patria le ragazzine vengono separate dalla madre e spedite in riformatorio. Gallus viene interrogata dalla Stasi per settimane. Verrà successivamente condannata a tre anni di reclusione per tentata fuga dalla Ddr.

Nel 1984 finisce a Karl-Marx-Stadt, dove sono detenuti i prigionieri in attesa di espatrio; una volta scontata la pena lascia la Ddr senza le figlie e si stabilisce in Germania Ovest, da dove ingaggia subito una dura lotta col governo di Honecker per ottenere il ricongiungimento; la donna si rivolge ai ministeri competenti della Germania Federale e a varie organizzazioni non governative per la tutela dei diritti umani. Con azioni di protesta presso le maggiori capitali europee, interviste e scioperi della fame, Gallus riesce a sensibilizzare l’opinione pubblica e a fare della sua lotta un caso internazionale. L’immagine ricorrente è quella della sua protesta, per giorni, anche sotto la pioggia, di fronte al checkpoint Charlie. Il governo della Ddr cederà alle pressioni soltanto nell’estate del 1988 quando, con un provvedimento senza precedenti, verrà restituito alla donna l’affidamento legale delle figlie. Gallus potrà riabbracciare le sue ragazze a Berlino Ovest il 28 agosto 1988, a sei anni dal fallito tentativo di fuga.

Sulla vicenda di Jutta Gallus, è stato prodotto un film per la televisione andato in onda in Germania nel 2007, dal titolo «Die Frau von Checkpoint Charlie» che ha ottenuto un buon successo di pubblico, contrariamente alla tendenza a ignorare il passato comunista dei Lander dell’Est.