logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

Michael Kühnen, il neonazista omosessuale che vedeva nei gay i migliori combattenti

Redazione Spazio70

La storia di un leader carismatico neonazista tra i più controversi e intransigenti

Sul finire degli anni ’80 il giornalista tedesco Michael Schmidt inizia ad occuparsi del fenomeno neonazismo realizzando una serie di inchieste che culmineranno nel 1992 con la realizzazione del documentario Wahrheit macht frei (La verità rende liberi). Il film si apre con un banchetto alcolico: un gruppo di uomini alticci canta sorridendo sulle note emesse da una chitarra acustica strimpellata tra boccali di birra, croci uncinate e saluti a braccia tese. «Ubriacarsi insieme per i nazisti è quasi un rituale» scrive Schmidt nelle sue memorie e nei mesi trascorsi a raccogliere interviste frequenta numerose birrerie della Repubblica Federale.

In un locale di Francoforte nel 1989 approfondisce la conoscenza di uno dei personaggi più famosi e carismatici di tutto l’ambiente. Alcuni lo definiscono addirittura il primo vero fondatore del neonazismo in Germania e secondo le autorità si tratta di un individuo estremamente pericoloso, con legami con numerose organizzazioni terroristiche internazionali di estrema destra. Il suo nome è Michael Kühnen, classe 1955, pluripregiudicato, fondatore di vari movimenti ultranazionalisti e xenofobi puntualmente sciolti dalle autorità e poi ricostituiti con altri nomi. La stampa italiana lo ha definito «il capo del gruppo neonazista più violento».

Gira sempre accompagnato da almeno due o tre persone. È magro, ha un colorito cutaneo particolarmente pallido, accentuato dai capelli neri e dall’abbigliamento scuro. Indossa un paio di occhiali a specchio e parla in modo molto flemmatico, mentre fuma sigarette al mentolo.

«Questo sistema non risolve nessuno dei suoi problemi — afferma Kühnen — e i problemi che non vengono risolti, che vengono messi da parte, non diventano più piccoli ma più grandi. E più a lungo si mette da parte più si viene a creare una situazione che, a un certo punto, modifica le condizioni di vita della maggior parte della popolazione in maniera così negativa e così drastica da provocare una insoddisfazione di massa. E le masse, quando saranno del tutto insoddisfatte, quando sceglieranno la via della ribellione e della rivoluzione, si orienteranno verso quelli che in precedenza hanno portato avanti l’opposizione con più credibilità, costanza, coerenza e vigore. E oggi credo che il mio compito sia semplicemente quello di fare in modo che chiunque si interessi di politica sappia che esiste questa alternativa. E quando arriverà questa situazione di crisi, se ne ricorderanno. Di questo sono assolutamente certo. Su quando si verificherà questa situazione, però, non posso fare previsioni»¹.

DAL MAOISMO AL NAZIONALSOCIALISMO

Michael Aloysius Alfons Kühnen nasce a Bonn, in Renania, il 21 giugno 1955. I genitori, cattolici praticanti, non vedono di buon occhio la precoce attività politica del figlio. Fin dalla preadolescenza il ragazzo è infatti molto attivo tra le file di un movimento d’ispirazione maoista (KPD/ML), esperienza che in futuro Kühnen non rinnegherà affatto, definendo il maoismo «una specie di nazionalsocialismo cinese». Diplomatosi nel 1974 presso il collegio cattolico Josephinum Bonn, il giovane presta servizio militare e si iscrive all’Università delle forze armate tedesche di Amburgo. In questo ambiente Kühnen stringe rapporti di amicizia con numerosi estremisti e simpatizzanti di destra. Nel 1977, ormai totalmente ideologizzato nel contesto nazionalista, viene espulso dall’esercito con l’accusa di propaganda nazista e dopo una breve esperienza in un partito di destra moderata (che ricorderà con grande disprezzo) assieme ad alcuni amici fonda il Fronte d’azione dei nazionalsocialisti, noto con l’acronimo ANS (Aktionsfront Nationaler Sozialisten/Nationale Aktivisten) un’organizzazione che suscita grande scalpore in tutta la Germania per la diffusione di materiale propagandistico esplicitamente negazionista in merito all’Olocausto. L’organizzazione ha tre obiettivi principali:

1) Fare in modo che il NSDAP in Germania Ovest non sia più illegale.
2) Riportare alla guida del Paese i valori del Terzo Reich.
3) Dare vita ad una grande Germania per difendersi dall’invasione delle altre razze.

Nella primavera del 1978 un pugno di attivisti dell’ANS sfila davanti a giornalisti e fotografi indossando maschere di asino e cartelli appesi al collo con la scritta: «Io credo ancora che gli ebrei siano stati gasati nei campi di concentramento tedeschi». Pur essendo una manifestazione insignificante in termini numerici, la connotazione estremamente provocatoria che caratterizza quel piccolo corteo ha un forte impatto mediatico e pone Kühnen sotto i riflettori internazionali. Ad interessarsi a questo personaggio, tuttavia, non è solo la stampa. Sul finire degli anni ’70 la Stasi redige un accurato dossier su Michael Kühnen definendolo «mente intellettuale del mondo clandestino neonazista della Germania Ovest con ampi legami con membri di spicco delle organizzazioni terroristiche di estrema destra in tutta l’Europa occidentale». Con la spinta mediatica delle provocazioni negazioniste il movimento cresce rapidamente e attira attivisti e simpatizzanti da tutta la Germania.

NAZIONALSOCIALISMO E OMOSESSUALITÀ

Kühnen dirige anche una formazione paramilitare che compie esercitazioni armate all’interno di una fattoria. Lo scopo è quello di prepararsi ad eventuali conflitti a fuoco con la polizia. Nello stesso periodo si ritrova a dover fronteggiare diversi problemi con la legge e finisce più volte in prigione. Nel 1979 subisce una condanna a quattro anni di reclusione per incitamento all’odio razziale e propaganda neonazista. Nel corso delle udienze si dichiara eplicitamente nazionalsocialista e membro del NSDAP/AO. Durante la prigionia scrive un libro intitolato Die zweite Revolution, un testo redatto in carcere da detenuto politico, proprio come il Mein Kampf di Adolf Hitler. Kühnen conosce piuttosto bene i meccanismi per pubblicizzare se stesso all’interno del proprio ambiente e quando uscirà di prigione, nel 1982, sarà una vera e propria celebrità tra i neonazisti. Nel frattempo, nel maggio del 1981, si verifica un fatto di sangue destinato ad influenzare radicalmente l’attività del giovane leader politico. Johannes Bügner, membro dell’ANS e amico di Kühnen, viene ucciso a coltellate da alcuni suoi camerati poiché accusato di essere omosessuale. Kühnen nega ogni coinvolgimento ideologico e dopo essersi dissociato da questo delitto, condannandolo senza mezzi termini, scrive il suo secondo libro (che sarà reso pubblico soltanto nel 1986) dal titolo Nationalsozialismus und Homosexualität.

In questo testo Kühnen espone una serie di argomenti per legittimare l’omosessualità in un’ottica nazionalsocialista, spiegando l’importanza delle pratiche omo-erotiche in certe riunioni delle SA di Rohm ed individuando nel maschio omosessuale la figura perfetta per la creazione di un’élite di combattenti senza prole né moglie, dunque liberi da vincoli borghesi e legami familiari e totalmente dediti all’idea e alla nazione. Per Kühnen l’omosessualità è una condizione del tutto naturale, proprio come l’eterosessualità, ma a differenza di quest’ultima ha un ruolo avanguardistico poiché è geneticamente destinata solo ad una ristretta cerchia di uomini affinché possano dedicarsi esclusivamente alla comunità senza avere l’incombenza di una famiglia, che spetta invece alle coppie eterosessuali. In merito alla diffusa omofobia negli ambienti di destra, Kühnen punta il dito contro i pregiudizi derivanti dalla morale borghese di matrice «giudaico-cristiana» ed esorta i suoi camerati a riscoprire una spiritualità pagana, libera e autenticamente europea. L’omosessualità non è l’unico elemento in comune con Ernst Rohm. Kühnen a partire dai primi anni ’80 inizia ad essere molto attratto anche dalle corrente politica del generale delle SA e dal socialismo nazionale professato dai fratelli Strasser, auspicando un ritorno al nazionalsocialismo precedente al 1934.

Verso la fine del 1982 Kühnen è ormai fuori dal carcere ma costantemente sorvegliato dalle forze di polizia poiché schedato come individuo pericoloso e fortemente sospettato di attività terroristiche. Lo stesso Kühnen in tribunale non ha mai negato d aver maneggiato armi ed esplosivi. All’inizio del 1983 l’ANS si fonde con i Nationalen Aktivisten del neonazista Thomas Brehl, assumendo la denominazione ANS/NA ma nel giro di alcuni mesi l’organizzazione viene messa fuori legge dalle autorità. Nel frattempo Kühnen infiltra molti dei suoi uomini all’interno dei posti chiave del FAP (Freiheitliche Deutsche Arbeiterpartei) il «partito dei lavoratori tedeschi liberi» fondato nel 1979 da Martin Pape, successivamente fugge in Francia e con Thomas Brehl e Christian Worch fonda un’altra organizzazione denominata GdNF (Gesinnungsgemeinschaft der Neuen Front). Nel 1984 si stabilisce per alcuni mesi a Parigi, poi si dà alla latitanza in giro per l’Europa, soggiornando per un periodo anche in Trentino Alto Adige. In Spagna, assieme a Thomas Brehl, conosce di persona l’anziano rexista vallone Léon Degrelle. Tornato in Francia si ritrova per l’ennesima volta in manette, estradato e condannato ad altri quattro anni di carcere.

L’OUTING E L’AIDS

La rivelazione pubblica dell’omosessualità di Kühnen avviene in prigione, nel 1986. Secondo alcune voci che circolano nell’ambiente il leader neonazista sarebbe stato colto in flagrante nel bel mezzo di un rapporto omo-erotico. Ad ogni modo, dopo essere uscito allo scoperto, Kühnen rende pubblico il suo testo Nationalsozialismus und Homosexualität mediante il quale porta avanti la propria tesi all’interno dell’ambiente. Anche Thomas Brehl, braccio destro di Kühnen, è additato da alcuni suoi camerati come omosessuale. Nell’area si crea una vera e propria spaccatura: da una parte i fedelissimi di Kühnen che decidono di continuare ugualmente a seguire il proprio capo e dall’altra la fazione irriducibilmente omofoba che non accetta «invertiti» nel movimento, accusando gli omosessuali di essere traditori del popolo, nonché principali responsabili della diffusione dell’AIDS. L’attivista Jürgen Mosler, un tempo amico di Kühnen, è il principale promotore della corrente anti-gay, affermando di voler «eliminare tutti i maiali e i pervertiti dal movimento». Kühnen, tuttavia, è un personaggio estremamente carismatico e dopo anni di militanza attiva, all’interno e all’esterno del carcere, gode di un prestigio particolarmente solido anche tra molti di quei camerati che non vedono di buon occhio il suo orientamento sessuale. Per tanti attivisti la linea da seguire è: «Sono solo affari suoi, tanto non lo fa in pubblico» e il fondatore dell’ANS continua ad essere un leader molto rispettato all’interno dell’ambiente.

Con il crollo del muro di Berlino, Kühnen è tra i primi ad intuire le grandi potenzialità che offre l’ex DDR come fertile terreno di propaganda e sfruttando la grande diffusione del fenomeno boneheads (gli skinheads di estrema destra ribattezzati naziskin dalla stampa) invia numerose “truppe” a fare proseliti tra i giovani allo sbando nella Germania Est, raccogliendo un gran numero di adesioni. Nello stesso periodo le condizioni di salute del capo neonazista iniziano ad apparire compromesse. Non è ancora un dato ufficiale ma sono in tanti a vociferare la sieropositività di Michael Kühnen. Alle manifestazioni pubbliche il capo appare sempre più magro, pallido e smunto, tuttavia, continua a prendere parte a numerose iniziative e manifestazioni pubbliche. Allo scoppio della guerra del Golfo si schiera senza mezze misure dalla parte di Saddam Hussein e tramite alcuni intermediari ha con l’ambasciata irachena a Bonn un copioso scambio di messaggi, comunicando l’intenzione di inviare in Iraq 350 uomini armati pronti a combattere al fianco del Rais contro «l’entità sionista-imperialista statunitense». La polizia, dopo la morte di Kühnen, troverà la documentazione a testimonianza di questi contatti per la creazione di una «Legione anti-sionista».

Nella primavera del 1991 le condizioni di salute di Kühnen sono estremamente peggiorate. Il leader neonazista è ormai scheletrico e senza un filo di voce. Quando la polizia fa irruzione nella sua residenza lo trova disteso a letto, esanime. Considerato dai medici del tutto incapace di affrontare la detenzione viene condotto presso l’ospedale di Kassel, dove muore in data 25 aprile.

«La sua morte mi colse alla sprovvista e fu un duro colpo — afferma Ingo Hasselbach, neonazista pentito ed ex seguace di Kühnen — fu per me la prima volta in assoluto in cui pensai di lasciare tutto per la delusione. Kühnen fu il vero fondatore del neonazismo nella Repubblica federale dopo la sua morte questa linea di continuità si è spezzata. Naturalmente era anche ben capace di affibbiare ad altri le cose che non voleva fare lui, ma in generale aveva pochi nemici, con l’eccezione naturalmente di quelli che facevano parte del movimento anti-omosessuali. Dopo la sua morte il neonazista austriaco Gottfried Küssel ha preteso di essere il suo erede. Ma il suo atteggiamento aggressivo e la mancanza di tatto e di diplomazia lo hanno condotto nel giro di poco tempo in prigione»².

_______________________________

Note

1 Michael Schmidt, «Neonazisti» – Rizzoli (1993).

2 Ingo Hasselbach, «Diario di un naziskin» – Il Saggiatore (1994).