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Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
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Patrica, 8 novembre 1978. L’agguato contro il Procuratore capo della Repubblica Fedele Calvosa

Redazione Spazio70

L'attentato venne rivendicato dalle FCC (Formazioni Comuniste Combattenti)

Giuseppe Pagliei

Patrica (FR), 8 novembre 1978. Ore 9:00. A bordo di una Fiat 128 di colore blu, l’autista ventiquattrenne Luciano Rossi sta conducendo a Frosinone il Procuratore capo della Repubblica Fedele Calvosa. Nell’automobile viaggia anche un agente di scorta, il ventinovenne Giuseppe Pagliei. Giunto in prossimità di un incrocio, il Rossi è costretto a effettuare una brusca frenata. Motivo della drastica manovra d’arresto è una Fiat 125 che d’improvviso sbarra la strada alla vettura del giudice. Spuntano quattro giovani: tre uomini e una donna. Sono armati di pistole e fucili mitragliatori. In pochi secondi si scatena una tempesta di piombo. Gli occupanti della 128 finiscono tutti trucidati dalle pallottole, ma il bilancio finale della sparatoria è di quattro morti. Uno dei terroristi, il venticinquenne Roberto Capone, viene accidentalmente colpito dal «fuoco amico». L’attentato è rivendicato dalle FCC (Formazioni Comuniste Combattenti), organizzazione che tra la fine del 1977 e i primi mesi del 1978 aveva creato con Prima Linea un «comando unificato» rivendicando in un’unica sigla (PL-FCC) diverse azioni. Questa volta però le FCC firmano da sole l’agguato.

L’OMICIDIO PAOLELLA, UN «FURTO» AI DANNI DI UNA SIGLA CONCORRENTE

Luciano Rossi (fonte dell’immagine: vittimeterrorismo.it)

Secondo alcuni ex terroristi la fine del sodalizio è da rintracciare in un dissapore tra le due organizzazioni dovuto all’ omicidio del professor Paolella (11/10/1978) rivendicato da Prima Linea. Secondo Alfredo Buonavita, ex militante delle Brigate Rosse, l’uccisione del docente napoletano sarebbe stato un «furto» ai danni di una sigla concorrente, sia pur alleata e politicamente affine. Stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, un agguato nei confronti di Paolella sarebbe stato ideato in origine dalle Formazioni Comuniste Combattenti e alcuni militanti di PL dopo aver scoperto il piano lo avrebbero anticipato per acquisire prestigio facendo così confluire un maggior numero di militanti dalla propria parte. Tale dettaglio sarà confermato anche da alcune dichiarazioni di Marco Donat Cattin.