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«Rapporti diretti? Mai avuti». Cristiano Fioravanti sulla Banda della Magliana

Redazione Spazio70

«Ripeto: rapporti diretti con loro non ne ho mai avuti se non nell'unica volta in cui ci diedero ospitalità»

Fioravanti, può dirci qualcosa in merito alla cosiddetta Banda della Magliana con riferimento agli elementi di destra?

«Mah… con la Banda della Magliana entrò in contatto Alibrandi. Noi eravamo amici di Carminati e Bracci perché siamo cresciuti politicamente insieme, poi erano compagni di scuola di mio fratello, quindi c’era anche un rapporto molto profondo di amicizia con Carminati e Bracci. Loro facevano politica nella sezione Marconi mentre noi eravamo a Monteverde, quindi eravamo molto vicini e ci aiutavamo reciprocamente. Quando mio fratello fu arrestato, se non sbaglio nel 1979, ci fu un blocco delle nostre attività, perché era Valerio che bene o male coordinava tutte le varie cose, quindi Alibrandi entrò in contatto in modo ancora più stretto con Carminati e Bracci e incominciò a lavorare con loro facendo delle rapine presso alcuni istituti bancari. So che Alibrandi entrò in stretto contatto con loro. Io li conoscevo e partecipavo a volte a dei pranzi ma soltanto perché andavo con Carminati, quindi non ho mai avuto rapporti stretti, anche se poi abbiamo chiesto degli aiuti nel 1980. Carminati ci diede ospitalità in una delle sue case che aveva alla Laurentina».

«HO CONOSCIUTO DIRETTAMENTE SOLO COLAFIGLI. A REGINA COELI»

Cristiano Fioravanti nel 1978, dettaglio di un’immagine proveniente dall’archivio Alessandro Pucci e pubblicata nel libro «Il piombo e la celtica» di Nicola Rao (Sperling & Kupfer Editore)

— Lei quando fu arrestato?

«8 aprile 1981».

— Per quanto riguarda la posizione Carminati, oltre a questi rapporti che lei ha indicato, può riferire qualche altra cosa nell’ambito dei rapporti con Abbatino e via dicendo?

«Io personalmente, rapporti diretti non ne ho mai avuti, posso solo riferire dei racconti fatti da Alibrandi o dal Carminati. Rapporti diretti con Abbatino non ne ho avuti anche se sono andato diverse volte a mangiare con loro nei ristoranti, c’erano anche dei personaggi che non conoscevo».

— Sa nulla lei di armi nascoste in un deposito del Ministero della sanità?

«Quello è venuto fuori dopo il mio arresto, quindi prima non ne ero a conoscenza».

— E per quanto riguarda Bracci, sempre nell’ambito di questi contatti, rapporti con Abbatino e via dicendo, cosa può riferire?

«Mah… io so che Massimo e Claudio Bracci erano molto legati ad Abbatino e a questa gente qui. Però, le ripeto, son tutte cose che mi diceva Alessandro Alibrandi, cioé che facevano delle rapine e poi facevano prestito di questi soldi e avevano indietro interessi abbastanza alti. So che Alibrandi aveva fatto anche delle azioni con questa gente: mi ha raccontato anche che andavano a recuperare dei crediti, però son cose di cui non sono direttamente a conoscenza».

— Per quanto riguarda la cosiddetta Banda della Magliana, lei può fare dei nomi?

«Solo quelli di Carminati e Bracci».

— Perché parla di Carminati e di Bracci come inseriti in questo gruppo?

«Perché è quello che mi diceva Alessandro. Ripeto: rapporti diretti con loro non ne ho mai avuti se non quando siamo andati quella volta nella casa e ci diedero ospitalità. C’era Marcello Colafigli, che poi conobbi anche in carcere a Regina Coeli, quindi ebbi anche modo di conoscerlo personalmente e poi c’era un’altra persona di cui adesso non ricordo il nome. Probabilmente era lui latitante, quest’altra persona, e diede ospitalità a Belsito. Erano insieme e c’era anche questo Marcello Colafigli. Quello è stato l’unico rapporto che ho avuto con persone della Magliana che ho conosciuto direttamente».

— Per quanto riguarda l’episodio della bomba presso il distributore di benzina, è stato lei a piazzarla quella bomba?

«A piazzarla, sì».

— Lei stava con chi?

«Io ero con Tiraboschi. Siamo andati lì e c’era anche Massimo Sparti. Sparti era sempre a fare questi scambi di favore con la malavita e poi noi in cambio avevamo documenti e altre cose e ci chiese di fargli questo favore».

— E quanto tempo prima lei aveva ricevuto l’ordigno esplosivo?

«Se non sbaglio la sera stessa».