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Padova, 4 settembre 1975. L’omicidio dell’appuntato Antonio Niedda

Redazione Spazio70

Il 12 maggio 2004, ad Antonio Niedda verrà conferita la medaglia d'oro al valore civile

Ponte di Brenta (Padova), 4 settembre 1975. Ore 10:30. L’appuntato Antonio Niedda e il vicebrigadiere Armando Dalla Pozza stanno prestando servizio di pattugliamento per conto del IV Compartimento per il Veneto della Polizia Stradale. Nel corso di un regolare controllo in Via delle Ceramiche, gli agenti fanno accostare una Fiat 128 targata Verona. Scesi dalla vettura, i due giovani fermati hanno fin da subito un atteggiamento inquieto. Dopo aver visionato la patente di uno dei ragazzi, Niedda esprime al collega le sue perplessità: «Potrei anche sbagliarmi, ma questa secondo me è falsa!». Gli elementi sospetti non finiscono qui. Il giovane ha anche un visibile rigonfiamento al di sotto della giacca. «Che cos’ha lì dentro?». Si tratta di una Beretta calibro 7,65 che il malvivente estrae con fulminea rapidità puntandola all’indirizzo degli agenti. Dopo un attimo di esitazione il ragazzo esplode i primi due colpi.

DA POTERE OPERAIO ALLE BRIGATE ROSSE

Il vicebrigadiere riesce a trovare riparo lanciandosi dietro a un furgone mentre l’appuntato resta scoperto. Si odono altri spari e Niedda cade a terra gravemente ferito. Dopo aver risposto al fuoco, Dalla Pozza si dà all’inseguimento dei due delinquenti che nel frattempo sono fuggiti a piedi. Avvalendosi anche della collaborazione di alcuni coraggiosi passanti, il poliziotto riesce a bloccare entrambi i fuggitivi. Il bilancio della sparatoria è drammatico. Antonio Niedda, 44 anni, è riverso al suolo ormai privo di vita. Lascia una moglie e due bambini. Alcuni passanti risultano feriti. Lodino Mazzari, pensionato di 76 anni, è stato colpito da un proiettile alla mandibola. Alla sessantatreenne Maria Marchi una pallottola ha invece perforato il polpaccio destro.

A sparare è stato Carlo Picchiura, studente di Filosofia, classe 1950, ex militante di Potere Operaio, passato poi alle Brigate Rosse. Il complice è Piero Despali, 22 anni, anch’egli studente, iscritto al secondo anno di Medicina. Per l’omicidio Niedda, nel 1977 Picchiura viene condannato a 26 anni di detenzione. Nel 1980 il terrorista è tra i principali animatori della violenta rivolta nel carcere di Trani e nel 1985 rivendica tra le sbarre l’omicidio Tarantelli. Torna in libertà negli anni Novanta grazie alla legge Gozzini. Muore a Bologna nel 2013.

Il 12 maggio 2004, ad Antonio Niedda viene conferita la medaglia d’oro al valore civile:

«Componente di una pattuglia di pronto intervento e vigilanza stradale, mentre effettuava un’operazione di controllo nei confronti di due individui sospetti, veniva mortalmente raggiunto da colpi d’arma da fuoco proditoriamente esplosigli contro dai malviventi, successivamente identificati come terroristi. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed attaccamento al dovere».